Davvero Gesù era "ebreo"? Lettera aperta a Franco Cardini


DAVVERO GESU’ ERAEBREO? LETTERA APERTA A FRANCO CARDINI

Gentile prof. Cardini,
mi consenta di interpellarla a proposito di un suo recente articolo, pubblicato sul suo sito (http://www.francocardini.net/ ) e rilanciato da altri siti, a cominciare da quello del prof. Claudio Moffa (http://21e33.blogspot.com/2009/02/franco-cardini-sul-caso-williamson.html ). L’articolo in questione si intitola: “A proposito del caso Williamson e del “revisionismo-negazionismo””.
Come lei forse sa, da oltre un anno sono l’animatore del blog “Andrea Carancini” (http://andreacarancini.blogspot.com/), che si occupa proprio delle tematiche da lei affrontate nel suo articolo. In questo caso però, vorrei per una volta porre in secondo piano la questione del revisionismo dell’Olocausto per interloquirla su un’altra questione da lei affrontata nel predetto articolo: quella, per intenderci, della figura storica di Gesù.

Lei ha infatti scritto: «Per il resto, Lerner richiama Oz il quale ha sottolineato come Gesù fosse non cristiano, bensì ebreo: hanno perfettamente ragione, tanto Oz quanto Lerner. Il punto é che il Gesù dei cristiani non si esaurisce nel Gesù storico: il cilicio Saul, un tessitore nato non lontano dal Libano terra natale di Lerner, lo ha spiegato bene (al di là della controversa attribuzione delle sue lettere, come appunto Lerner rammenta). Gesù era certo ebreo: ma il progetto di un cristianesimoeresia ebraica”, per così dire, è stato accantonato allorché la tesi di Paolo e di Barnaba, quella della Ecclesia e gentibus, ha battuto quella di Pietro e di Giacomo, l’Ecclesia e circumcisione. Il cristianesimo non può non ritenere l’ebraismo “intrinseco” a sé: ma e irrevocabilmente altra cosa rispetto ad esso».

Non le nascondo, caro professore, che queste parole hanno suscitato sconcerto non solo in me ma in molte altre persone. Che certi ebrei dicano certe cose, fa infatti parte dell’”ordine delle cose” ma che le dica una persona come lei, che non manca occasione (come nel detto articolo) di professarsi “cattolico” è preoccupante. Sappiamo cosa intendono certi ebrei quando dicono che “Gesù non era cristiano ma ebreo”: se non era cristiano non era neppure il Cristo, e se non era il Cristo non era neppure Dio (come sostiene invece la dottrina cattolica). Sappiamo anche – e lo sappiamo dai Vangeli - come prosegue questa logica “ebraica”: se Gesù era solo un ebreo allora era “reo di morte”, perché osò proclamarsi “Figlio di Dio”, e quindi bene fecero i sinedriti a condannarlo e i romani a crocifiggerlo. I cristiani che, come lei, prestano credito a questa logica spesso non si rendono conto (ma questo non mi pare il suo caso) delle implicazioni insite nell’affermare che Gesù era “ebreo” (nel senso di “non cristiano” perché, quanto all’appartenenza etnica, è fin troppo ovvio che Gesù fosse “ebreo”).

Dire che Gesù non era “cristiano”, equivale a mettegli di nuovo le mani addosso e ad accompagnarlo, di nuovo, sul Golgota!
Caro professore, permette una domanda? Secondo lei, Gesù (il Gesù storico, intendo) è risorto oppure no? E’ il Figlio di Dio oppure no?
E poi: davvero lei crede, come ha scritto qualche giorno fa, che “il Gesù dei cristiani non si esaurisce nel Gesù storico”?
A me sembra che la sua affermazione riecheggi, non so quanto involontariamente, alcune delle affermazioni condannate a suo tempo da S. Pio X nel decreto “Lamentabili” e, in particolare, la proposizione n°31 (“La dottrina su Cristo, tramandata da Paolo, Giovanni e dai Concili Niceno, Efesino e Calcedonense, non è quella insegnata da Gesù ma che su Gesù concepì la coscienza cristiana”) e la proposizione n°35 (“Cristo non ebbe sempre la coscienza della sua dignità messianica”).[1]
Anche la sua affermazione successiva, quella relativa al contrasto fra la “tesi” di Paolo e Barnaba e quella di Pietro e Giacomo, mi sembra una forzatura che non tiene conto di quello che dicono davvero i testi neotestamentari (e in particolare gli Atti degli Apostoli), che testimoniano invece, al di là del fugace contrasto da lei ricordato, la mirabile unità morale degli Apostoli. Anche qui lei riecheggia un’altra ben nota diceria “ebraica”: quella secondo cui non è stato Gesù il fondatore del cristianesimo bensì San Paolo (tesi che implica che San Paolo fosse un impostore, visto che nelle sue lettere mise bene in chiaro di non aver fatto altro che trasmettere quello che gli era stato insegnato dagli altri apostoli).
Fin qui il mio sconcerto per il Cardini cattolico.
Mi permetta ora di rivolgermi allo storico, meritatamente illustre, che lei è.
Anche in questo caso vorrei porle una domanda: lei è convinto, oppure no, dell’attendibilità storica dei Vangeli?
Perché le due dicerie ebraiche predette si fondano appunto su un presupposto: quello che i Vangeli non sarebbero testimonianze veraci della vita di Gesù bensì resoconti cronologicamente assai tardivi, scritti dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
Questo presupposto, dato per scontato da buona parte della corrente pubblicistica di massa, è stato sfidato con successo da alcuni esegeti e da alcuni storici onesti che, negli ultimi decenni, hanno reagito alla deriva neomodernista dell’esegesi biblica: mi riferisco ad autori come Mons. Francesco Spadafora, John Robinson, Claude Tresmontant, Jean Carmignac, Carsten Peter Thiede, Marta Sordi e Ilaria Ramelli.
Si tratta di studiosi che rappresentano autentiche “pietre d’inciampo” per l’anticristianesimo così pervasivo della nostra epoca e, come tali, oggetto di boicottaggi ed ostracismi accademici e mediatici. La cosa non stupisce: sono anch’essi, nel loro campo d’indagine, dei revisionisti.
Lei li conosce? Ha mai letto le loro opere e, se le ha lette, perché continua a dare credito a personaggi come Amos Oz e Gad Lerner che certo non brillano per approfondimento storiografico?
Ancora una domanda, professore (e mi rivolgo sempre allo storico): se Gesù era solo “un ebreo” – sia pure eretico - come spiegare l’odio costante e abnorme espresso nei suoi confronti nel Talmud?
Un’ultima cosa, prof. Cardini: mi risulta (mi dica se sbaglio) che lei ha delle radici tradizionaliste: è un vecchio allievo del noto filosofo cattolico Attilio Mordini ed è un cultore di quel grande scrittore che fu Domenico Giuliotti.
Si è mai chiesto cosa penserebbero questi due illustri personaggi delle sue ultime esternazioni?
Cordiali saluti,
Andrea Carancini

[1] http://www.totustuus.biz/users/magistero/p10lamen.htm