Due appelli di Ahmadinejad in favore del revisionismo


Estratti, riprodotti in inglese dall’agenzia pro-israeliana MEMRI (Middle East Media Research Institute), di due importanti discorsi tenuti dal Presidente Ahmadinejad il 27 e il 28 gennaio del 2009 (la settimana della Giornata internazionale della memoria dell “Olocausto”!). Due appelli revisionisti ai professori, agli studenti, ai ricercatori e agli intellettuali.

Ciò che segue sono degli estratti dai due discorsi tenuti dal Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad durante la settimana della Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto. Il primo [è stato pronunciato] ad una conferenza sull’Olocausto alla Sharif University of Technology di Teheran il 27 gennaio 2009, la cui trascrizione è stata pubblicata dall’agenzia di stampa iraniana IRNA. Il secondo è stato trasmesso dal notiziario televisivo IRINN il 28 gennaio 2009.

27 Gennaio 2009: “Un intrigo politico alla ricerca di potere ha preteso di difendere un gruppo di vittime [dell’Olocausto] – ed ha chiesto riparazioni per il loro sangue

Onorevoli ospiti, cari professori e studenti: un’occhiata agli eventi seguiti alla Seconda Guerra Mondiale mostra che la questione dell’Olocausto e il modo esagerato in cui esso è stato raccontato era un pretesto per protrarre ed espandere il dominio dei vincitori, in particolare degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, nell’arena internazionale.

L’illegittimo regime sionista è un prodotto dell’Olocausto. Mentre molte persone delle varie nazioni sono morte nella Seconda Guerra Mondiale – si è detto che ne sono stati uccisi 65 milioni – un intrigo politico alla ricerca di potere ha preteso di difendere un gruppo di vittime ed ha chiesto riparazioni per il loro sangue. [Questo intrigo] ha ordinato che i sopravvissuti di questo particolare gruppo di vittime dovesse ricevere un compenso – e parte di esso era lo stabilire il regime sionista in terra di Palestina.

Con questo pretesto, essi hanno attaccato la Palestina e, dopo aver massacrato il popolo [autoctono] cacciandolo dalle sue case, ne hanno occupato la patria, creando il regime sionista – per assicurarsi che nessun potere regionale potesse emergere nelle terre islamiche, a scapito del potere degli Occidentali; [in quanto] la civiltà e la cultura islamiche hanno il potenziale dinamico per intralciare i loro interessi, che sono fondati sull’oppressione e sulla sete di potere. Questi principi e questa filosofia comprendono il regime sionista.

Oggi, fra coloro che vivono nelle terre sotto questo regime di occupazione sono inclusi alcuni elementi del popolo originario della Palestina, ma la maggioranza è costituita da immigranti provenienti dall’America, dall’Asia e dall’Europa. La gran parte non è formata da sopravvissuti della guerra, dunque anche secondo la logica dell’Olocausto, [essi non dovrebbero trovarsi lì].

Sfortunatamente, per 60 anni essi non hanno permesso a nessuno di fare domande sulla essenza reale dell’Olocausto o di dubitare della sua logica – perché se la verità dovesse venire alla luce, non resterebbe nulla della loro logica di democrazia liberale.

Sono gli stessi fautori della democrazia liberale a difendere l’Olocausto, ad averlo santificato al punto da interdire ogni accesso alla questione. Rompere il lucchetto dell’Olocausto e riesaminarlo equivarrà a tagliare le arterie vitali del regime sionista. Ciò ne distruggerà il fondamento filosofico e la ragion d’essere.

Oggi i sionisti dominano molti centri mondiali del potere, della finanza e della comunicazione. Ma io voglio attrarre l’attenzione dei ricercatori su un’altra importante questione: La putrida entità del regime sionista non è l’unico frutto dell’Olocausto. Le conseguenze e le ripercussioni dell’Olocausto sono infatti ben maggiori.

Disgraziatamente, oggi i sionisti hanno irretito molti uomini politici e molti partiti, e stanno razziando in questo modo la ricchezza e le risorse delle diverse nazioni, privando i popoli della loro libertà e distruggendo le loro culture e i loro valori umani, espandendo la loro rete di corruzione.

Io invito i cari ricercatori, intellettuali, giovani e studenti che sono dei battistrada, a riesaminare non solo l’Olocausto ma anche le sue conseguenze, informando gli altri dei propri studi e ricerche. Non dimentichiamo che mai come ora, l’intrigo sionista, realizzatosi con l’Olocausto, deve essere esposto e presentato ai popoli per quello che veramente è.

Esprimo la mia gratitudine a tutti gli organizzatori di questa conferenza e ringrazio tutti i ricercatori e gli autori che hanno lavorato in questo campo e che stanno pubblicando le loro opere di valore sull’argomento.

Siate vittoriosi.

Mahmoud Ahmadinejad [i]

IRINN TV, 28 gennaio: “Cambiamentosignifica che essi devono porre fine alla loro presenza militare nel mondo

Se il popolo iraniano non fosse stato soggetto a costrizioni politiche e geografiche, sarebbe stato pronto a difendere, al fianco del popolo di Gaza, la gloria, l’onore e la dignità umana. Quando [gli Stati Uniti] dicono che stanno per fare un cambiamento, quest’ultimo può assumere una di queste due forme: o essere un cambiamento fondamentale, che influenzerà ed altererà il corso delle cose; oppure un cambiamento tattico: che coinvolgerà il loro modus operandi e la loro retorica; come pure l’uso dei loro strumenti politici.

Ovviamente, se essi intendono questo secondo tipo di cambiamento, la cosa sarà presto svelata, e i popoli del mondo vi si opporranno.

[…]

Quando essi affermano che le loro politiche riguardano il cambiamento, ciò significa che essi devono porre fine alla loro presenza militare nel mondo. Devono riunire queste forze e impiegarle alle loro frontiere, al servizio del loro popolo. […]

Un incidente noto come “9/11” è avvenuto . Non è ancora chiaro chi l’ha messo in atto, chi vi ha collaborato, e chi ha preparato loro la via. L’evento è avvenuto e, come nel caso dell’Olocausto, l’hanno blindato, rifiutando di istituire dei gruppi di indagine oggettiva per scoprire la verità. Hanno invaso l’Iraq e l’Afghanistan, usando il “9/11” come pretesto.

[…]

Se parlate di cambiare le vostre politiche, dovete permettere delle indagini sulle ragioni del “9/11”, e su i suoi colpevoli. […]

Il Sig. Bush si è permesso di interferire nelle vicende di tutti i popoli: “Sig. Sudan, perché vive in questo modo?” “Sig. Pakistan, perché cammina in questa maniera?” “Sig. Arabia Saudita, perché prega così?” “Sig. Iran, perché le interessa il progresso scientifico?” Se vogliono cambiare le loro politiche, ciò significa che gli Stati Uniti non si devono permettere di interferire negli affari degli altri popoli. […]

Se volete cambiare la vostra politica, dovete alleggerire la pressione sul popolo americano, garantendogli la libertà di essere coinvolto negli affari politici e di determinare da sé stesso il proprio destino.

[…]

Per più di 60 anni, i governi americani che si sono susseguiti hanno tormentato l’Iran.

[…]

Hanno preso il nostro petrolio, ci hanno tolto la nostra ricchezza, e hanno distrutto la nostra cultura. […]

A coloro che affermano di voler cambiare le cose – cambiare significa chiedere perdono al popolo iraniano e tentare di fare ammenda per il loro nero passato, e per i crimini che hanno commesso contro il popolo iraniano. […]

Se qualcuno desidera parlare al popolo iraniano nel linguaggio del Sig. Bush, nello stile del Sig. Bush, con la mentalità del Sig. Bush, e con il bellicismo del Sig. Bush – anche se userà nuove parole – il popolo iraniano gli darà la medesima risposta che, per molti anni, ha dato al Sig. Bush e ai suoi lacché…

[i] IRNA (Iran), 27 gennaio 2009, http://www5.irna.ir/AR/View/FullStory/?NewsId=323311.