Michael Hoffman: un'appassionata difesa del revisionismo


DOBBIAMO RENDERE TESTIMONIANZA ALLA VERITA’

Michael Hoffman risponde al saggio di Michael Matt, “Il revisionismo dell’Olocausto[1]

Nota: la seguente è una confutazione del saggio di Michael Matt “Il revisionismo dell’Olocausto”, che è stato pubblicato sul sito web del suo giornale Remnant [Il Resto] la mattina del 13 Febbraio (anniversario dell’Olocausto perpetrato dagli Alleati in Germania contro la città di Dresda). In risposta a questa nostra confutazione, il signor Matt può eventualmente correggere, modificare o cambiare in altro modo il suo saggio. Il lettore sappia che questa nostra dichiarazione è stata fatta in replica al suo saggio originale[2] e non a qualsivoglia versione modificata o alterata che potrebbe pubblicare in conseguenza della circolazione di questo nostro scritto.

Michael Matt, direttore della principale pubblicazione cattolico-tradizionalista scritta da laici degli Stati Uniti, che ha grande influenza presso i sacerdoti e i fedeli della Fraternità S. Pio X di Mons. Williamson, ha scritto un saggio attaccando il revisionismo dell’”Olocausto” appropriandosi della descrizione, fatta dal sottoscritto, del caso Williamson.

Matt non è un intellettuale ma piuttosto un polemista. Si affida alle emozioni e quello che immagina prende la forma di assiomi – per convincere chi è già convinto. Matt non fa nessuno sforzo per fornire una descrizione del revisionismo e non dimostra nessuna conoscenza dell’argomento. Considera ovviamente l’apparatus criticus normativo della tradizione erudita occidentale, in base al quale gli argomenti dell’avversario vengono riprodotti in modo leale – e solo successivamente confutati – come irrilevante. Parla per slogan. Non cerca di istruire ma piuttosto di confermare i preconcetti dei suoi lettori e di suscitare il loro disgusto e la loro indignazione verso i revisionisti in generale, e verso l’assillato Vescovo Williamson in particolare.

Quindi, liquidando il revisionismo delle camere a gas con un gesto imperioso, annuncia che non c’è bisogno di leggere neppure dieci pagine delle ricerche di Arthur Butz PhD, di Robert Faurisson PhD (picchiato selvaggiamente dai sionisti), di Henri Roques PhD, di Carlo Mattogno, di Paul Rassinier, di Fred Leuchter, di Germar Rudolf (candidato al PhD), di William Barton, di David Irving, di Jürgen Graf, di Richard Widmann, di Carlos Porter, di Ingrid Weckert, di Ditlieb Felderer, di Walter Lüftl, di Paul Grubach, di Thies Christophersen, di Hans von der Heide, di Samuel Crowell, di Brian Renk, di James J. Martin PhD, di Siegfried Verbeke, di David L. Hoggan PhD, del Generale Otto Ernst Remer, di Leon Degrelle, di David Cole, di Wilhelm Stäglich PhD, di Ivan Lagace, di Francois Duprat (ucciso dai sionisti), di Hans Schmidt, di Udo Walendy, di Pedro Varela, di Ernst Zündel e di dozzine di altri studiosi e ricercatori dissidenti, incluso un ex scienziato della Dow Chemical, di giornalisti (Bradley Smith, Doug Collins, Mike Piper, e il sottoscritto), e di avvocati (Doug Christie, Barbara Kulaszka, Bruce Leichty e Jürgen Rieger).

Matt non riesce neppure a pronunciare correttamente il nome di Hitler (Adolph) e riassume il revisionismo, di cui non sa nulla, nel modo seguente: “Citando la “ricerca” sorpassata degli anni ’80, Williamson riconosce la possibilità di essere stato ingannato da una cricca piccola ma rumorosa di revisionisti che si guadagnano da vivere dando l’impressione di essere immuni da critiche. Quando la sua “scienza” si dimostra poco convincente, il revisionista si appella alla pervasiva Cristofobia quotidiana per cercare di conquistare un sostegno emotivo alle proprie teorie”.

Questa è da ridere. I revisionisti perdono il lavoro se dubitano delle camere a gas di esecuzione di Auschwitz-Birkenau, non lo trovano. I revisionisti più importanti non hanno mai ricorso a niente di così ridicolo come utilizzare la natura anti-cristiana della società occidentale per convalidare le proprie ricerche tecniche. Sfido Matt a citare un solo esempio di quanto afferma.

I revisionisti non pretendono neppure che le proprie ricerche siano “immuni da critiche”: questo genere di dogmatismo è il campo dei loro avversari, che hanno canonizzato la versione Alleata/Sionista della seconda guerra mondiale e ne hanno fatto il pezzo forte della Nuova Chiesa, conosciuto come la “Shoah”. Questo è ridicolo per un certo numero di ragioni, delle quali non l’ultima è che questa storia-di-cui-non-si-deve-dubitare è stata alterata molte volte dagli stessi mistificatori. All’inizio venne infallibilmente proclamato, in base alle “testimonianze oculari”, che i tedeschi fecero sapone con il grasso umano, e paralumi di pelle umana, e che ad Auschwitz morirono quattro milioni di persone. All’inizio venne anche detto che gli ebrei venivano sterminati mediante vaporizzazione ed elettroesecuzione, e che vennero gasati nei campi del Vecchio Reich, come Dachau.

Le ragioni per dubitare

Il Vescovo Williamson e centinaia di migliaia di altri scettici, dissidenti e pensatori indipendenti dubitano delle gasazioni omicide ad Auschwitz-Birkenau per due ragioni principali (ve ne sono molte altre):

Le gasazioni ad Auschwitz-Birkenau, per come sono state descritte nel corso degli anni nei resoconti-che-non-devono-essere-dubitati (lo scenario del gas tossico che usciva dalle docce; in seguito modificato come “botola sul tetto” e poi come “colonne forate”) sono tecnicamente impossibili e mancano di prove scientifiche. La presunta confutazione tecnica definitiva degli argomenti revisionisti venne scritta da Jean-Claude Pressac: “Technique and Operations of the Gas Chambers”. Questo è il libro che è stato messo davanti al Vescovo Williamson per convincerlo a ritrattare. Qui siamo in presenza di un altro scherzo. Senza negare il fatto che i nazisti uccisero persone innocenti e che tale omicidio è un crimine (nessun revisionista dubita di questo), Pressac, verso la fine della sua vita, considerava i resoconti ufficiali delle morti di Auschwitz come “screditati” e irrimediabilmente contaminati dalla loro matrice sovietica:
“la morsa dei comunisti sui principali organi di comando dei campi, la costituzione dopo la liberazione di associazioni sotto il loro controllo e la fondazione per cinquant’anni di una storia dei campi per i “popoli democratici” hanno introdotto il virus della "lingua di legno" antifascista. Approssimazioni, esagerazioni, omissioni e menzogne caratterizzano la maggioranza dei resoconti di quel periodo. Il discredito unanime e senza appello da cui gli scritti comunisti sono colpiti non può che ricadere su un’esperienza concentrazionaria compromessa dalle loro idee, e ridurla a zero. La situazione può essere raddrizzata? E’ troppo tardi. Una rettificazione globale è umanamente e materialmente impossibile. Qualsiasi cambiamento storico comporterà una svalutazione di questo complesso di memorie presentate come definitive. Tuttavia, emergeranno inevitabilmente nuovi documenti e sconvolgeranno sempre di più le certezze ufficiali. La veste attuale, per quanto trionfante possa essere, della presentazione dell’universo dei campi è screditata. Cosa si potrà salvare di tutto ciò? Poco...tantomeno quando la sofferenza patita è stata sfruttata e trasformata in privilegi: decorazioni, pensioni, posizioni, influenza politica. Non si può essere nello stesso tempo vittime e privilegiati, ed essere a propria volta anche carnefici. Di tutti questi fatti, che sono terribili perché hanno provocato la morte di donne, bambini e anziani, solo quelli dimostrati sopravviveranno. Gli altri sono destinati alla spazzatura della storia (pp. 651-652) (http://www.vho.org/aaargh/engl/FaurisArch/RF050615.html).

La seconda ragione per cui dubitiamo è molto più semplice da esprimere. Enuncerò una verità lapalissiana, così come è stata asserita da Charles W. Elliott, “Il dispotismo della Chiesa e dello Stato necessita di una rigida censura, perché qualsiasi cosa che non tollera di essere esaminata e discussa, deve essere sostenuta con la forza…”.

“Qualsiasi cosa che non tollera di essere…esaminata” deve essere soppressa dal governo e da “esperti” come Matt, che stanno al servizio degli organi ufficiali del conformismo, e il cui lavoro è screditare il revisionismo senza averlo esaminato, per mezzo di rozze generalizzazioni e di scandalose distorsioni, che rasentano la falsa testimonianza.

Scrive Matt, “…il negazionismo dell’Olocausto, oltre a recare una grave ingiustizia alle vittime - ebree - della maniacale pulizia etnica di Hitler, si è dimostrato in sé stesso un ariete efficacissimo contro la Chiesa…il negazionista dell’Olocausto può essere utilizzato dai critici più ostili contro la Chiesa cattolica, perché è così utile alla loro causa célèbre. Nel suo angolo del cyberspazio esegue gli ordini dei burrattinai della secolarizzazione, penzolando da corde che neanche vede. Sembra darsi le arie di essere il solo nella stanza che ha il “coraggio” di dire quello che deve essere detto. Ma qualunque intenzione possa avere di difendere “la verità”, la sua retorica magniloquente richiede poco coraggio ed è facilmente manipolabile per ottenere prove incriminanti da utilizzare nella causa contro la Chiesa”.

Caro Matt, dove ha imparato questo termine, “negazionismo dell’Olocausto”, che utilizza con tale disinvoltura? Sicuramente non dai “burrattinai”, poiché lei è, a differenza di noialtri, ovviamente immune dalla manipolazione. Tuttavia, è interessante notare che lei accetta nel suo scritto il neologismo orwelliano coniato dalla prof. Deborah Lipstadt, la quale non ha osato salire sul banco dei testimoni per essere contro-interrogata da David Irving, a Londra, nel "processo all’Olocausto” del 2000. La Lipstadt ha negato l’Olocausto perpetrato dagli Alleati a Dresda, che incenerì decine di migliaia di civili tedeschi un Mercoledì di 64 anni fa. La grande maggioranza dei sionisti come la Lipstadt nega anche l’olocausto israeliano contro i palestinesi.

La prego, spieghi come i revisionisti, impossibilitati nella loro coscienza ad aderire ai racconti delle camere a gas omicide di Auschwitz, possano recare “una grave ingiustizia alle vittime ebree della maniacale pulizia etnica di Hitler”. Lei vuol dire, Matt, che se noi dovessimo dare il nostro assenso a quella che riteniamo essere una menzogna, eserciteremmo di conseguenza un atto di giustizia e di carità verso il popolo ebreo? Non è un atto di giustizia o di carità mentire per qualcuno, sia esso giudeo o gentile.

Nel paragrafo successivo, Matt “magniloqueggia” un po’ anche lui, suggerendo che il “negazionista dell’Olocausto può essere utilizzato dai critici più ostili contro la Chiesa cattolica, perché è così utile alla loro causa célèbre…facilmente manipolabile per ottenere prove incriminanti nella causa contro la Chiesa”.

Sembra che Matt stia dicendo che per il revisionista cattolico affrontare una mistificazione nella quale i sionisti e i rabbini hanno investito così tanto del loro prestigio e puntato così tanto della loro pretesa superiorità morale e del loro essere “titolati”, e sfidare questa mistificazione sulla scena mondiale, comporti la dannazione della Chiesa Cattolica agli occhi dei media (secondo lo schema familiare del processo-condotto-dai-media). La supposizione di Matt è falsa. La questione non riguarda l’avere "una buona immagine" agli occhi dei media internazionali. Secondo Gesù Cristo, dobbiamo aspettarci di essere odiati dal mondo - e per estensione dai suoi media - perché nella nostra vocazione come seguaci di Cristo siamo tenuti alla verità tutta intera che fa infuriare il sistema mondiale: ed è precisamente quello che il Vescovo Williamson ha fatto. Suggerire che questa vocazione metta i revisionisti alle “dipendenze” dei nemici di Cristo è un errore logico e una calunnia.

Inoltre, Matt dice che il revisionista “nel suo angolo del cyberspazio esegue gli ordini dei burrattinai della secolarizzazione, penzolando da corde che neanche vede”.

Poiché il Vescovo Williamson non è un attivista del cyberspazio, visto che pubblica solo un pezzo a settimana sul suo blog, si potrebbe supporre che Matt ha in mente qualcuno come il sottoscritto, nel qual caso direi che, lungi dal dirigere i miei passi, i “burrattinai della secolarizzazione” hanno ostacolato ogni mia mossa. Ad esempio, il mio libro sulla religione rabbinica, Judaism Discovered [Il giudaismo svelato] è il solo libro sull’argomento che sia mai stato messo al bando da Amazon.com nella storia di questa corporation. La settimana scorsa, Amazon ha completamente rimosso il libro dalle sue liste; persino le copie usate non possono essere vendute tramite Amazon. Inoltre, sono stato licenziato dal mio lavoro come reporter da New York per aver prodotto un documentario sul sionismo. Mia moglie è stata inseguita per la strada da una folla di sionisti dopo che era stata trasmessa la mia serie televisiva “I revisionisti della seconda guerra mondiale”. Nel 1984, l’Institute for Historical Review (IHR), quello che una volta era il principale editore di libri revisionisti, venne incendiato da piromani e il suo magazzino da mezzo milione di dollari di libri rimase distrutto.

Nel 1995, la casa dell’editore revisionista Ernst Zündel venne bruciata dai piromani fino alle fondamenta. Zündel venne messo sotto processo due volte in Canada per le sue attività editoriali. La Polizia Canadese del Nordovest a Cavallo sequestrò le copie del libro del prof. Butz, The Hoax of the Twentieth Century [La mistificazione del Ventesimo secolo] dalle librerie canadesi. Il resoconto, da parte del sottoscritto, dell’odissea giudiziaria di Zündel, The Great Holocaust Trial [Il grande processo dell’Olocausto], venne regolarmente sequestrato e bruciato dalla Dogana canadese. I gruppi terroristici sionisti hanno attaccato i membri dello staff dell’Institute for Historical Review, e hanno minacciato la vita del prof. Arthur Butz alla Northwestern University. Hanno selvaggiamente picchiato il prof. Robert Faurisson, dell’Università di Lione, e fatto saltare in aria l’auto del revisionista Francois Duprat. Gli annunci pubblicitari delle conferenze e dei libri dei revisionisti vengono regolarmente boicottati e soppressi, e le conferenze dei revisionisti negli hotel vengono cancellate a causa dell’interferenza politica ed economica delle elite dominanti.

Lo storico David Irving, con il quale mi trovo in disaccordo su un certo numero di argomenti, e che è forse la più grande autorità vivente sulla vita del malvagio dittatore Adolf Hitler, ha scontato più di un anno di prigione in Austria per le sue opinioni. Il revisionista Fredrick Töben è stato portato via in manette a Londra, da un aereo, in base a un mandato d’arresto emesso contro di lui dalla Germania per il “crimine” del suo attivismo revisionista nel cyberspazio. Dozzine di revisionisti sono stati licenziati dai loro incarichi d’insegnamento. Alcuni vivono come latitanti perché i loro paesi europei di origine cercano di imprigionarli.

In quale realtà alternativa vive Michael Matt, che lo induce ad affermare che i revisionisti lavorano per qualche enigmatico complotto dei burrattinai dell’Establishment? Se l’Establishment potesse sbatterci tutti in galera lo farebbe. Il Vescovo Williamson, da solo, è sottoposto a indagine giudiziaria in tre diversi paesi.

Riguardo al discredito: non c’è nessuna vergogna, o discredito, che dovrebbe essere attribuita al potere sionista che ha inflitto questa repressione e questo terrore infami contro i revisionisti? Lei, Michael Matt, si fa forse lo scrupolo di attribuire un marchio d’infamia a questa tirannia, nei termini di “costituire una prova schiacciante per lo scopo dell’accusa”, contro il giudaismo e il sionismo? O è tutta una strada a senso unico in cui stiamo sempre sulla difensiva, piagnucolando per la nostra immagine sui media, mentre i sionisti e i rabbini sono sempre le parti lese a cui dobbiamo offrire per sempre suppliche e scuse? Pensavo che Gesù Cristo ci avesse dato il potere di essere figli di Dio. Non è questo che viene detto nel “Quarto Vangelo” della Messa Tridentina? Deprezziamo i nostri beni, quando tremiamo di paura per come il Vaticano e i media raffigurano la nostra lotta per la verità. Questa debolezza pusillanime è la vera disgrazia, non il coraggio virile di Richard “Cuor di Leone” Williamson.

Matt dice del revisionista che “sembra darsi le arie di essere il solo nella stanza che ha il “coraggio” di dire quello che deve essere detto…la sua retorica magniloquente richiede poco coraggio”.

Signor Matt, come si permette? In particolare, alla luce del modo assai poco coraggioso con il quale lei ha rifiutato di pubblicizzare e di sostenere sul suo giornale il suo collega, l’ufficiale di Marina cattolico John Sharpe, messo sotto pressione dal governo americano per aver pubblicato libri antisionisti.

Nella prosa ampollosa che lo contraddistingue, Matt frigge di rabbia: “…con fissazione fanatica, il negazionista dell’Olocausto ancora insiste che gli ebrei…esagerano il numero dei loro morti…è così sorprendente che le vittime ebree delle atrocità naziste, selezionate soltanto perché erano ebree, prendano posizione contro quelli che cercano di diminuire il numero dei loro morti?”

E’ un fatto storico normale che in ogni guerra venga impiegata la propaganda a base di atrocità e che le esagerazioni siano il pezzo forte di tale propaganda. Praticamente in ogni conflitto, a parte il caso della seconda guerra mondiale, la documentazione dei fatti viene corretta dopo che i fumi delle passioni bellicose si sono raffreddati. Ma, secondo Matt, è un caso di “fissazione fanatica” sfidare l’icona dei sei milioni, o osservare che la targa che a suo tempo venne mostrata ad Auschwitz al Papa Giovanni Paolo II, che riportava la cifra dei quattro milioni di morti [in quel campo], venne poi modificata con una cifra molto più bassa. Gli israeliani contestano ogni affermazione dei palestinesi, quando si parla di crimini di guerra, e gettano dubbi su quasi tutte le cifre delle vittime palestinesi, ma non mi sembra che Matt abbia suggerito che i sionisti impegnati in tal senso stanno “umiliando” i palestinesi, o che i palestinesi hanno ragione a “prendere posizione” contro il “revisionismo” dei sionisti.

Questa controversia riguarda qualcosa di più di certi ebrei che semplicemente “prendono posizione” contro i revisionisti. Essi convincono i governi europei e del Canada a metterci in galera. Convincono il governo americano a deportare i revisionisti in certi luoghi di detenzione. Sono coinvolti nell’opera di censura, di compilazione di liste nere, di licenziamenti dal lavoro e sì, anche di attacchi fisici e terroristici contro i revisionisti. Descrivere questi atti come “prendere posizione” è una forma di mistificazione.

Scrive Matt: “La maggior parte dei sopravvissuti dell’Olocausto (e i loro figli) si dovrebbero angosciare per la possibilità che questo numero possa essere un tantino troppo alto?”.

Notate la sua reductio ad absurdum: “Il revisionismo dell’Olocausto è una tempesta in una teiera per qualcosa di poco più di un numero “un tantino troppo alto”.

Afferma Matt: “…bisognerebbe che i pochi ammiratori del revisionista assumessero l’atteggiamento assurdo del necrofilo, che cavilla sul numero dei morti ebrei attribuibile a Hitler. Ma per favore!”.

Matt liquida i revisionisti (e un intellettuale educato a Cambridge come il Vescovo Williamson, che è impressionato dai loro argomenti) riducendo l’intero corpus della critica tecnica e documentaria dei revisionisti sulle gasazioni omicide di Auschwitz come “cavillare il numero degli ebrei morti”.

Questa sorta di gioco di prestigio convincerà i fedelissimi del giornale di grana grossa Remnant, di Matt, ma dubito che ingannerà gli intellettuali del suo uditorio. La lotta tra i revisionisti della seconda guerra mondiale e i rabbini e i sionisti, non è tanto sullo snocciolare le cifre delle vittime, ma su questioni centrali per un cristiano quali il rendere falsa testimonianza, la tendenza del giudaismo a bollare i cristiani e i gentili con il marchio di Caino, e l’utilità della storia delle camere a gas per ricattare il mondo a scopo finanziario e politico, da capitalizzare poi in Medio Oriente.

Ma c’è di più: l’”Olocausto”, per come appare nella mistificazione rabbinica della “Shoah”, incorporato nella Chiesa Cattolica dal pontefice attuale e da quello precedente, e reso criterio discriminante per l’ammissione all’ufficio ecclesiastico, non rappresenta nulla di meno che l’annullamento del Calvario quale realtà ontologica centrale del Martirio, a vantaggio di Auschwitz. Dobbiamo solo sottolineare, prove alla mano, che nessuno va in galera per aver negato la morte di Cristo sulla Croce o la sua Resurrezione dai morti. Solo l’icona più sacra dell’Occidente, l’Olocaustolatria, è così protetta.

Matt, che ha ereditato il suo posto di editore alla morte del suo rispettatissimo genitore, è chiaramente alle prese con un compito troppo difficile. Egli assolve persino la maggioranza degli ebrei di destra dal coinvolgimento nel gigantesco apparato dell’industria dell’Olocausto, un apparato che va dallo “shoah business” cinematografico di Steven Spielberg, al New York Times (che Joe Sobran ha soprannominato “Holocaust Weekly News” [Il notiziario settimanale dell’Olocausto], ai figuri neocon repubblicani che reclamano la testa del Vescovo Williamson con furia quasi unanime.

Nella fertile immaginazione di Matt, la campagna internazionale contro il Vescovo Williamson, e contro il revisionismo, è in realtà solo un fenomeno che riguarda una minoranza di sinistra: “Certamente, vi sono delle organizzazioni ebraiche di sinistra che cercano di utilizzare l’Olocausto per minare la Tradizione Cattolica e la Scrittura. Ma la maggioranza del popolo ebreo non vuole avere parte in tutto ciò…”.

Matt ricorre di nuovo alla sua teoria del complotto, per la quale i revisionisti sono segretamente in combutta con l’ADL [Anti-Defamation League]: “Il “coraggioso” negazionismo dell’Olocausto da parte di un cattolico solitario ai margini [della società], che si dà dei pugni sul suo cyberpetto di fronte ai suoi cyber-fan, è qualcosa che avvantaggia Abe Foxman: tante grazie”.

L’ADL, grazie alla sua spia pagata, Roy Bullock, ha lavorato assiduamente per distruggere i gruppi revisionisti della California e degli Stati Uniti. Secondo i documenti di un’azione giudiziaria intrapresa contro l’ADL, il gruppo consegnò le informazioni di Bullock sui revisionisti al governo di Israele, a scopo di intimidazione e di sorveglianza. Ma non permettete che i fatti interferiscano con la fantasticheria, da parte di Matt, di una relazione simbiotica tra l’ADL e i revisionisti. La fantasmagoria di Matt frutta i suoi dividendi: se il Vescovo Williamson è solo un utile idiota dell’ADL, il signor Matt è libero da ogni dovere di indagare la letteratura scientifica revisionista che ha indotto il vescovo al suo scetticismo.

In tempi più sani e più felici, la risposta normale dei giornalisti e degli accademici sarebbe questa: prendere in considerazione entrambe le parti della controversia e accertare, attraverso l’esame e lo studio dei libri e dei documenti prodotti dai revisionisti, se i dubbi del Vescovo Williamson hanno fondamento. Questo è quanto fece San Roberto Bellarmino quando discusse con gli anglicani diventando uno dei loro avversari più formidabili: divenne un esperto dei loro insegnamenti. Se solo avesse convinto chi era già convinto e avesse vomitato una prosa ampollosa contro i protestanti “fanaticamente fissati”, avrebbe fatto poco più che dare ai cattolici un uomo di paglia da abbattere. Viceversa, il suo studio leale del protestantesimo gli valse l’ammirazione invidiosa persino degli avversari, come il colto polemista Wlliam Whitaker.

Scrive Matt: “Questo litigio tra elementi cattolici ed ebraici di frangia impedisce di fatto il mandato missionario di Nostro Signore, ed è per questo che il Diavolo ama farlo continuare. Ma né i cattolici né gli ebrei dovrebbero permettersi di diventare gli “utili idioti” di polemisti in vena di auto-promozione, che vogliono trascinarci tutti in una lotta che non ha niente a che fare con chi siamo e con quello che siamo. Dobbiamo alzarci tutti al di sopra della mischia e andarcene”.

Qui abbiamo di nuovo l’accenno al fatto che i revisionisti perseguono le loro indagini per motivi venali, in questo caso per “auto-promozione”. In altre parole, se non fosse stato per i nostri dubbi sulle camere a gas di esecuzione di Auschwitz, saremmo piccoli uomini oscuri e ipocriti costretti a guardare con invidia dai margini della società delle menti brillanti come Michael Matt che presiedono una salutare e rigogliosa cultura cattolica. Matt non può tollerare la possibilità che qualcuno di noi avesse una carriera redditizia prima di incontrare il revisionismo, e che non abbiamo guadagnato nulla, materialmente, da questa controversia; anzi, è stato esattamente il contrario. Per Matt, la lotta titanica su Auschwitz tra la verità e le menzogne rabbiniche, sioniste e sovietiche, è solo “un litigio” da parte di elementi “di frangia”.

Egli dice inoltre che prendere posizione contro quelle che i revisionisti considerano delle menzogne provenienti dal Padre della Menzogna, “impedisce il mandato missionario di Nostro Signore”. Qual’è il “Signore” che Matt evoca, “Lord” Buddha? Come revisionista cristiano, il sottoscritto segue il mandato del Signore Gesù Cristo, che venne inseguito, perseguitato e lapidato dai farisei, e i cui eredi attuali, il rabbino Jacob Neusner lo ammette, sono i rabbini del giudaismo ortodosso.

Dice Matt: “Ma mettiamo in chiaro una cosa: non c’è niente – lo ripeto, niente – di cattolico tradizionalista nel negazionismo dell’Olocausto. Per quanto ne so, il Vescovo Williamson è il primo e il solo portavoce cattolico tradizionalista a concedere attenzione a questi teorici del complotto”.

Ancora una volta, Matt dimostra la sua ignoranza e, mi dispiace dirlo, la sua pigrizia. Non ci vuole molto per scoprire l’estensione del coinvolgimento cattolico nel revisionismo della seconda guerra mondiale. Uno dei monaci più famosi di Francia, l’Abbé Pierre, conosciuto per il suo impegno umanitario, ha catalizzato per settimane i titoli dei media francesi per il suo sostegno al revisionismo. Un importante scienziato revisionista è stato per qualche tempo collaboratore di un parroco della Fraternità S. Pio X. L’avvocato difensore di Ernst Zündel, Doug Christie, è un cattolico tradizionalista. Il sottoscritto conosce personalmente dozzine di cattolici che sono revisionisti.

Dice Matt: “E, secondo il giornale tedesco Der Spiegel, è stato ordinato al Vescovo Williamson dal Superiore Generale – il Vescovo Fellay – di “correggere questa assurdità” non appena ha letto l’intervista ora famigerata. “Non ci dovrebbe essere bisogno di una richiesta papale per agire in tal senso”, ha detto Fellay. Giusto! Questa “assurdità” non può essere attribuita né al Santo Padre né ai cattolici di mentalità tradizionalista – non importa quanto i media ci vadano giù pesante”.

Signor Matt e Vescovo Fellay: perché sarebbe un “assurdità”? Perché lo dice la folla? Perché lo dice Simon Wiesenthal? O lo Yad Vashem? O la legge della maggioranza? O la legge del consenso – che cosa? Come si stabiliscono i fatti, e come viene scoperta la verità o la falsità in tempo di guerra? La storia stessa insegna che le maggioranze si sbagliano spesso e le supposizioni presuntuose vengono spesso ribaltate dal trascorrere del tempo. Per quelli di noi che prendono seriamente l’obbligo divino di non rendere falsa testimonianza, dubitare delle morti per gasazione ad Auschwitz è la sola opzione che la nostra coscienza ci permette di scegliere. Gridarci semplicemente: “Assurdità!” equivale a una negazione della nostra umanità, del nostro intelletto e della nostra fede cristiana. Questo è vero in modo particolare quando quelli che gridano sono quasi del tutto incolti sull’argomento.

Inoltre, mentre Matt e il Vescovo Fellay hanno tutte le ragioni di dissentire fortemente dal Vescovo Williamson, con quale criterio di civiltà cattolica e di decoro lo maltrattano e gli urlano la parola “assurdità” addosso? Più viene umiliatoo e insultato dai suoi colleghi cattolici più gli squali si radunano per dargli la caccia.

Inoltre, la condanna quasi rituale di Williamson per avere dei dubbi legittimi su un particolare argomento della storia secolare, rende colpevoli per associazione le migliaia di cattolici cui lui ha insegnato dal pulpito e le centinaia di seminaristi che ha istruito in tutto il mondo. E cosa dire di quelli da lui ordinati sacerdoti: fino a dove saranno costretti a condividere l’infamia scagliata così maliziosamente addosso al Vescovo Williamson? Il vescovo è stato gettato ai lupi dal suo stesso gregge. Se c’è uno spettacolo che l’ADL gradisce, è quello di un pastore di Cristo umiliato e abbandonato “per paura degli ebrei”.

Matt conclude il suo saggio con una storia sentimentale sul volo di un aereo in Europa che, ci dice, aveva trasmesso un film quasi pornografico come parte dell’intrattenimento durante il volo. Mentre la maggior parte dei cristiani sull’aereo erano presuntamente insensibili verso il contenuto offensivo del film, Matt riferisce che, dopo aver protestato con l’equipaggio, un ebreo con un giovane figlio che Matt aveva visto pregare, lo avvicinò e lo ringraziò per aver protestato contro il film quasi pornografico: “Mi strinse la mano, e io la sua. Per un lungo momento ci guardammo negli occhi…Mentre ritornavo al mio posto, non potei fare a meno di chiedermi come Dio considerasse la scena di quell’aereo: 300 passeggeri “cristiani” che si godevano lo “spettacolo” su un volo per Roma senza battere ciglio, mentre l’”assassino di Cristo” e suo figlio rimanevano in silenziosa protesta, a pregare!”.

Cosa dovrebbe significare questo aneddoto? Che il giudaismo è in qualche modo superiore al cristianesimo tiepido in quest’epoca di decadenza? Le persone sull’aereo che non hanno protestato erano cristiane solo di nome. Gesù ha detto che avrebbe “vomitato” tali persone. Mentre per il papà ebreo, dovremmo prendere per buono il suo comportamento, e in tal caso, cosa rivelerebbe? Che i seguaci del giudaismo sono sessualmente conservatori?

Se l’ebreo che Matt ha incontrato sul jet era un chassid, c’è una buona possibilità che gli abbiano fatto un pompino quando era bambino. Mi dispiace di dover sporcare gli occhi dei lettori dicendo questo, ma qualche volta la spada della verità è il solo mezzo di tagliare i veli dell’illusione. Nel rito talmudico tradizionale della bris (circoncisione) il mohel si mette in bocca l’organo sessuale del neonato. Quindi, ogni neonato chassid ha lo status di bambino molestato. I media denunciano giustamente la millesima parte del clero cattolico che ha molestato i bambini, ma cosa dovrebbero dire di una religione che ha istituzionalizzato la molestia sui neonati? Questo atto della metzitzah b’peh è stato approvato dal sindaco di New York, Bloomberg, e dal direttore cattolico del Ministero della Salute dello Stato di New York (vedi Judaism Discovered, pp. 678-683).

Nel giornale e nel sito web Remnant di Matt, egli è propenso a pubblicare storie di “bravi” rabbini ortodossi presuntamente contrari all’omosessualità e all’aborto. Non so se Matt abbia pubblicato storie analoghe su “bravi” chierici musulmani contrari all’aborto e all’omosessualità. Mi chiedo anche se Matt si sarebbe commosso se a ringraziarlo a bordo del jet per aver protestato contro il film lascivo fosse stato un musulmano conservatore. Vorrei dare a Matt il beneficio del dubbio, e credo che si sarebbe commosso ugualmente. Nel qual caso devo chiedere: sarebbe giusto trarre da questo caso particolare una qualche conclusione positiva sull’Islam in generale?

In realtà, il giudaismo permette l’aborto e l’omosessualità, e le prove della mia accusa si trovano nel mio libro. Matt è molto ingenuo quando si tratta di parlare della storia della seconda guerra mondiale e della vera natura del giudaismo ortodosso, ma si ritiene ugualmente qualificato a pontificare a lungo su questi argomenti. Egli gode indubbiamente di una certa influenza sui cattolici della Fraternità S. Pio X in America e nel mondo anglosassone. Il suo sito web e il suo giornale sono molto letti dai sacerdoti colleghi del Vescovo Williamson negli Stati Uniti.

Il saggio di Matt, “Il revisionismo dell’Olocausto”, è un’altra croce sulle spalle del Vescovo Williamson. Si aggiungerà all’ignoranza, alla confusione e all’odio diretti contro i revisionisti. Fornirà aiuto e conforto ai sostenitori del giudaismo in Vaticano determinati a punire il Vescovo nello stesso momento in cui permettono l’infiltrazione della dottrina rabbinica della “Shoah” nel cuore della Chiesa. Fomenterà inoltre divisioni all’interno della stessa Fraternità, perché non fa nulla per convincere il cospicuo numero di cattolici della Fraternità che, come lo stesso Arcivescovo Marcel Lefebvre, sono decisamente sospettosi della nuova teologia del Vaticano, di cui l’Olocaustianità è una chiave di volta.

Al contrario della raffigurazione cinica e sleale dei revisionisti della seconda guerra mondiale fatta da Matt, noi siamo una diversa fraternità – che annovera al nostro interno quelli che pensano che il Terzo Reich è stato calunniato, ma anche quelli che credono – come il sottoscritto – che Adolf Hitler era uno sterminatore, un dittatore, e uno dei folli patentati della storia. Io posso permettermi di onorare Massimiliano Kolbe e altri cattolici uccisi dai nazisti in odio alla fede, molti dei quali, come Kolbe, erano avversari implacabili del giudaismo, mentre non ho alcun bisogno di credere alla menzogna dei milioni di sterminati nelle camere a gas di Auschwitz. I sionisti e il rabbinato hanno concentrato la loro mistificazione su Auschwitz ed è anche per questo che molti revisionisti hanno scelto di prendere la loro posizione.

Reputandomi ragionevolmente edotto sull’argomento del giudaismo, so che è una religione che consiglia, permette e incoraggia la menzogna e l’inganno. Ho espresso le ragioni del mio giudizio in Judaism Discovered. Il Mio Signore Gesù Cristo ha espresso ragioni anche migliori nel Vangelo di Giovanni, Capitolo 8.

E’ solo una coincidenza che persone incatenate da un’eredità religiosa che consiste in 2000 anni di prevaricazioni, inganni e truffe, abbia portato un’accusa contro il popolo tedesco (non solo contro Hitler e i nazisti), riguardante una fabbrica di sterminio che operava per mezzo del gas tossico? Questa “fabbrica” è stata messa in discussione da quegli scienziati e da quei tecnici con il coraggio (mi scusi, signor Matt) di rischiare la loro carriera e la loro libertà per dichiarare che la storia delle camere a gas di esecuzione è tecnicamente impossibile. Altri ricercatori e giornalisti, incluso il sottoscritto, erano presenti quando i “testimoni oculari” hanno ritrattato le proprie affermazioni, nelle poche occasioni in cui sono stati contro-interrogati.

I revisionisti non credono che sia una coincidenza che certe persone, che sono un prodotto di una cultura e di una religione che permette la menzogna, abbiano delineato il racconto fantastico di uno sterminio mediante gas tossico.

I revisionisti non sono meno umani o meno cristiani di Michael Matt o del Vescovo Fellay. Non siamo una fonte di “imbarazzo”, più di quanto Gesù Cristo era una fonte di “imbarazzo” per quelli che amavano la verità. Anch’egli generò uno “scandalo” agli occhi delle figure religiose rispettabili della sua epoca.

Il Vescovo Williamson non è stato “ingannato da una cricca piccola ma rumorosa”. Non abbiamo intenzione di ingannare nessuno. Abbiamo sempre chiesto e auspicato un dibattito libero, leale e aperto. Sono i nostri nemici che disdegnano il dibattito e la cui sola “risposta” alle nostre ricerche e ai nostri dubbi è quella di calunniarci e di diffamarci sui media e, quando è possibile, di ingabbiarci nelle stesse prigioni che hanno accolto Fredrick Töben, Hans Schmidt, Ernst Zündel, germar Rudolf e molti altri dissidenti revisionisti.

Il revisionismo non è un dogma, è un’epistemologia. Continueremo a utilizzare questo meraviglioso strumento di ricerca storica, nonostante la persecuzione di fanatici dalla mente ristretta, dentro e fuori la Chiesa. Con la grazia di Dio, rimarremo fedeli alla missione di Gesù Cristo, “Sono nato e venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità” (Giovanni, 18: 37).

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://revisionistreview.blogspot.com/2009/02/michael-hoffman-answers-michael-matt-of.html
[2] Disponibile al seguente indirizzo: http://www.remnantnewspaper.com/Archives/2009-0131-mjm-holocaust_denial.htm