Demjanjuk condannato: the show must go on!

È giunta ieri la notizia[1] della condanna, a 5 anni di prigione, di John Demjanjuk[2]. La condanna era scontata, considerato che l’effettiva sovranità tedesca, quando si tratta di questioni olocaustiche, è persino più limitata di quella italiana.

Il dato da notare, riguardo a questa sentenza (a parte il barlume di decenza – l’unico emerso in questa invereconda farsa processuale – di liberare l’imputato) mi sembra soprattutto quello puntualizzato ieri sul sito de il POST[3]:

Demjanjuk non era accusato di alcun crimine specifico e non ci sono testimoni del fatto che abbia mai ucciso nessuno. Ma l’argomento dell’accusa era che, una volta dimostrata la sua presenza a Sobibor, la sua collaborazione agli omicidi era da ritenersi inevitabile. È la prima volta che un argomento di questo tipo viene usato in un tribunale tedesco, e un legale delle famiglie delle vittime di Sobibor aveva dichiarato prima del verdetto all’agenzia Associated Press: «Se viene confermata la tesi dell’accusa, e se viene emesso un verdetto per concorso in omicidio perché una persona era guardia in un campo dove molte altre sono state uccise, potrebbe essere l’inizio di una nuova ondata di molti altri procedimenti simili»”.

“Potrebbe essere l’inizio”? La sensazione è che il condizionale andrebbe sostituito con l’indicativo presente del verbo essere: “è l’inizio di una nuova ondata di molti altri procedimenti simili”.
The show must go on!, come dicono gli americani.

L'unico libro veritiero su Sobibor
Riguardo alla vera storia di Sobibor, rimando al mio post: Sobibor: propaganda olocaustica e realtà[4], in cui Carlo Mattogno presenta il libro, da lui firmato insieme a Jürgen Graf e a Thomas Kues, Sobibor. Holocaust Propaganda and Reality, libro acquistabile presso il seguente indirizzo:   http://www.barnesreview.org/sobibor-holocaust-propaganda-and-reality-p-267.html   


[2] Per un ragguaglio sul caso Demjanjuk, digitare su Google “Demjanjuk+Carancini”.