La diceria sull'omosessualità di Arrigoni è partita da Facebook (e dall'Italia)?


Quando morì Vittorio Arrigoni, lo scorso aprile, Il Giornale, in un suo ambiguo pezzo, lanciò il sasso della presunta omosessualità di Arrigoni come motivo del suo omicidio da parte dei "salafiti": Spunta la pista omofoba per l’omicidio di Vik Blitz di Hamas: uccisi due killer dell’attivista

http://www.ilgiornale.it/esteri/spunta_pista_omofoba_lomicidio_vik_e_hamas_fa_fuori_killer/20-04-2011/articolo-id=518317-page=0-comments=1

A tale articolo rispose a tono lo stesso giorno il blog "Palestina libera": La squallida ipotesi del Giornale sulla morte di Vittorio Arrigoni

http://palestinanews.blogspot.com/2011/04/la-squallida-ipotesi-del-giornale-sulla.html

Finora, mi era rimasta l’impressione che la voce, dall'intento scopertamente tendenzioso (per addossare solo agli islamici la responsabilità della sua morte) fosse sorta dopo l'omicidio di Arrigoni.

Invece, adesso, il post di "Agorà di Cloro" che ho ripreso[1] nei giorni scorsi, mostra – evidenziandola in tutta la sua gravità – che la character assassination a base di insulti omofobi era cominciata prima (e cioè almeno dal 12 aprile) sulla bacheca Facebook di Vittorio (da parte di fanatici che non dovrebbe essere impossibile identificare)!

http://www.cloroalclero.com/?p=8931#.TwptK8Dwshc.blogger

Quindi, a quanto pare, la calunnia è partita dall'Italia: se è giunta alle orecchie di qualche fanatico islamista che aveva a portata di mitra Arrigoni, COME C'E' ARRIVATA?

C'è stato qualche zelante suggeritore che l'ha inoltrata a chi di dovere?

Io penso che, alla luce di tutto ciò, un'inchiesta dovrebbe essere aperta anche qui in Italia, e dovrebbero essere identificati e interrogati i molestatori Facebook di Vittorio, come pure dovrebbero essere chieste spiegazioni all'articolista del Giornale che riferì che l'"ipotesi era arrivata a Gerusalemme".

Mi sembra ormai evidente infatti che le minacce di morte e le calunnie rivolte su FB contro Vittorio rientravano nella fase preparatoria dell’omicidio.

Ed è vergognosa la disparità di attenzione e di trattamento riservata, da un lato, alla filiera delittuosa che ha portato all’esecuzione dell’attivista italiano e, dall’altro, agli sfoghi di rabbia socialmente – se non penalmente – irrilevanti di un innocuo professore come Renato Pallavidini.