Il ground zero delle verità e il revisionismo dell'Olocausto


L’anno scorso, era l’epoca del decennale dell’11 settembre, lessi sul Fatto Quotidiano un pezzo che mi è rimasto impresso: si trattava de IL GROUND ZERO DELLE VERITÀ[1], a firma S. C. (suppongo abbreviativo di Stefano Citati).

Un pezzo che, nel recensire la seconda edizione del libro collettaneo (a cura di Giulietto Chiesa) Zero, costituisce un importante riconoscimento, da parte di un quotidiano mainstream, della serietà del revisionismo che ha per oggetto, appunto, l’11 settembre.

In particolare mi è rimasto impresso il secondo capoverso, che vale la pena di riportare integralmente:

LA MESSE di informazioni tecnico-scientifiche sull’impossibilità del crollo delle Torri Gemelle, sul tipo di ordigni usati per tirarle giù, sulle connivenze tra apparati militari e organizzazioni civili, la sterminata rete di disinformazione creata dalla Casa Bianca (ma anche da apparati “deviati”, si direbbe in Italia, dei servizi di sicurezza statunitensi) è impressionante e pare capace di trovare risposte a ogni falla, a ogni buco delle informazioni ufficiali. Fino a formare una verità parallela e speculare composta della stessa materia di quella fornita da Stati e organizzazioni governative. Di dare le risposte che i governanti “non possono – ma talvolta non sono in grado di – dare”, come ricordava Vittorio Zucconi di recente per cercare di spiegare questo bisogno di avere altre versioni e dimostrazioni di cosa accadde quella mattina di aria tersa sulla costa orientale degli Stati Uniti. Un bisogno di capire e sapere per costruire certezze che il potere non può garantire se non al prezzo di un’adesione quasi totale alle versioni fornite. Una necessità che si trasforma anche in uno strumento commerciale, decretando il successo di opere e persone che dimostrano verità alternative, finendo per far parte del grande business delle verità. (S. C.)

A parte l’ultima frase sul “grande business delle verità”, osservo come la descrizione suddetta non valga solo per il revisionismo dell’11 settembre ma possa essere applicata anche ad altri tipi di revisionismo, a cominciare – anche se a qualcuno ciò dispiacerà – al revisionismo dell’Olocausto. 

“La messe di informazioni tecnico-scientifiche … è impressionante e pare capace di trovare risposte a ogni falla, a ogni buco delle informazioni ufficiali … Di dare risposte che i governanti “ non possono – ma talvolta non sono in grado di – dare”. 

Sembra la descrizione, ad esempio, degli ultimi libri di Carlo Mattogno dedicati ad Auschwitz …



 


[1] In “Il Fatto Quotidiano”, venerdì 9 settembre 2011, p. 12. In rete: http://fenjus.wordpress.com/2011/09/09/il-ground-zero-della-verita/