Omicidio rituale ebraico: il caso Ariel Toaff

Il prof. Ariel Toaff

Qualche tempo fa ho avuto una discussione su Facebook con una signora, seguace della religione ebraica, sulla vexata quaestio dell'omicidio rituale ebraico. Lei, naturalmente sosteneva con tenacia la posizione politicamente corretta (leggenda antisemita propalata dai cristiani) mentre io sostenevo, e sostengo, la legittimità della posizione di chi invece crede alla sua veridicità. Ad un certo punto, le ho fatto presente l'esistenza del caso Ariel Toaff, e cioè della clamorosa presa di posizione, con il libro Pasque di sangue, di questo professore universitario, ebreo, in favore della veridicità storica, perlomeno entro certi limiti, degli infanticidi commessi da ebrei. Al che lei ha replicato: "sì, però ha ritrattato". Allora, ho sentito il bisogno di riesumare il controverso dossier e, per prima cosa, ho pubblicato su Scribd una vecchia (ma ancora utile) rassegna stampa del 2007:
http://fr.scribd.com/doc/113383238/Il-caso-Ariel-Toaff-La-rassegna-stampa-del-2007
Una rassegna importante, anche perchè ospita, quasi all'inizio, una recensione favorevolissima al libro in questione da parte di un altro famoso storico ebreo, Sergio Luzzatto, certo non sospetto di pregiudizi filo-cattolici. Mi sono messo poi a rileggere gli sviluppi della vicenda, sia negli articoli del Corriere della Sera non compresi nella detta rassegna, sia da altre fonti, e ho scoperto una cosa interessante: a quanto pare, non è esatto che Ariel Toaff abbia ritrattato (così come sostenuto dalla versione inglese di Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Ariel_Toaff). Ho pensato quindi di riproporre qui ai lettori quattro articoli usciti tra il 2007 ed il 2008 utili per capire l'esatto profilo di una vicenda che si è cercato di seppellire frettolosamente dopo le inaudite pressioni effettivamente esercitate sul professor Toaff affinché ritrattasse. Due di questi interventi sono del predetto prof. Luzzatto: il fatto che due studiosi di questo calibro, per giunta ebrei, abbiano espresso una posizione di rottura rispetto alla vulgata costituisce indubbiamente una pietra d'inciampo non da poco per la polizia del pensiero che opprime in modo sempre più soffocante la circolazione delle idee. Ricordo naturalmente che la prima edizione del libro di Toaff è disponibile qui: http://www.vho.org/aaargh/fran/livres7/pasque.pdf ,
e che la seconda edizione è acquistabile qui: http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?ISBNART=12187&vista=scheda .
 
Il prof. Sergio Luzzatto
 
SAGGI La sconcertante rivelazione di Ariel Toaff: il mito dei sacrifici umani non è solo una menzogna antisemita[1]
 
Quelle Pasque di Sangue
 
Il fondamentalismo ebraico nelle tenebre del Medioevo
Trento, 23 marzo 1475. Vigilia di Pesach, la Pasqua ebraica. Nell' abitazione-sinagoga di un israelita di origine tedesca, il prestatore di denaro Samuele da Norimberga, viene rinvenuto il corpo martoriato di un bimbo cristiano: Simonino, due anni, figlio di un modesto conciapelli. La città è sotto choc. Unica consolazione, l' indagine procede spedita. Secondo gli inquirenti, hanno partecipato al rapimento e all' uccisione del «putto» gli uomini più in vista della comunità ebraica locale, coinvolgendo poi anche le donne in un macabro rituale di crocifissione e di oltraggio del cadavere. Perfino Mosé «il Vecchio», l' ebreo più rispettato di Trento, si è fatto beffe del corpo appeso di Simonino, come per deridere una rinnovata passione di Cristo. Incarcerati nel castello del Buonconsiglio e sottoposti a tortura, gli ebrei si confessano responsabili dell' orrendo delitto. Allora, rispettando il copione di analoghe punizioni esemplari, i colpevoli vengono condannati a morte e giustiziati sulla pubblica piazza. Durante troppi secoli dell' era cristiana, dal Medioevo fino all' Ottocento, gli ebrei si sono sentiti accusare di infanticidio rituale, perché quelle accuse non abbiano finito con l' apparire alla coscienza moderna niente più che il parto di un antisemitismo ossessivo, virulento, feroce. Unicamente la tortura - si è pensato - poteva spingere tranquilli capifamiglia israeliti a confessare di avere ucciso bambini dei gentili: facendo seguire all' omicidio non soltanto la crocifissione delle vittime, ma addirittura pratiche di cannibalismo rituale, cioè il consumo del giovane sangue cristiano a scopi magici o terapeutici. Impossibile credere seriamente che la Pasqua ebraica, che commemora l' esodo degli ebrei dalla cattività d' Egitto celebrando la loro libertà e promettendo la loro redenzione, venisse innaffiata con il sangue di un goi katan, un «piccolo cristiano»! Più che mai, dopo la tragedia della Shoah, è comprensibile che l' «accusa del sangue» sia divenuta un tabù. O piuttosto, che sia apparsa come la miglior prova non già della perfidia degli imputati, ma del razzismo dei giudici. Così, al giorno d' oggi, soltanto un gesto di inaudito coraggio intellettuale poteva consentire di riaprire l' intero dossier, sulla base di una domanda altrettanto precisa che delicata: quando si evoca tutto questo - le crocifissioni di infanti alla vigilia di Pesach, l' uso di sangue cristiano quale ingrediente del pane azzimo consumato nella festa - si parla di miti, cioè di antiche credenze e ideologie, oppure si parla di riti, cioè di eventi reali e addirittura prescritti dai rabbini? Il gesto di coraggio è stato adesso compiuto. L' inquietante domanda è stata posta alle fonti dell' epoca, da uno storico perfettamente attrezzato per farlo: un esperto della cultura alimentare degli ebrei, tra precetti religiosi e abitudini gastronomiche, oltreché della vicenda intrecciata dell' immaginario ebraico e di quello antisemita. Italiano, ma da anni docente di storia medievale in Israele, Ariel Toaff manda in libreria per il Mulino un volume forte e grave sin dal titolo, Pasque di sangue. Magnifico libro di storia, questo è uno studio troppo serio e meritorio perché se ne strillino le qualità come a una bancarella del mercato. Tuttavia, va pur detto che Pasque di sangue propone una tesi originale e, in qualche modo, sconvolgente. Sostiene Toaff che dal 1100 al 1500 circa, nell' epoca compresa tra la prima crociata e l' autunno del Medioevo, alcune crocifissioni di «putti» cristiani - o forse molte - avvennero davvero, salvo dare luogo alla rappresaglia contro intere comunità ebraiche, al massacro punitivo di uomini, donne, bambini. Né a Trento nel 1475, né altrove nell' Europa tardomedievale, gli ebrei furono vittime sempre e comunque innocenti. In una vasta area geografica di lingua tedesca compresa fra il Reno, il Danubio e l' Adige, una minoranza di ashkenaziti fondamentalisti compì veramente, e più volte, sacrifici umani. Muovendosi con straordinaria perizia sui terreni della storia, della teologia, dell' antropologia, Toaff illustra la centralità del sangue nella celebrazione della Pasqua ebraica: il sangue dell' agnello, che celebrava l' affrancamento dalla schiavitù d' Egitto, ma anche il sangue del prepuzio, proveniente dalla circoncisione dei neonati maschi d' Israele. Era sangue che un passo biblico diceva versato per la prima volta proprio nell' Esodo, dal figlio di Mosè, e che certa tradizione ortodossa considerava tutt' uno con il sangue di Isacco che Abramo era stato pronto a sacrificare. Perciò, nella cena rituale di Pesach, il pane delle azzime solenni andava impastato con sangue in polvere, mentre altro sangue secco andava sciolto nel vino prima di recitare le dieci maledizioni d' Egitto. Quale sangue poteva riuscire più adatto allo scopo che quello di un bambino cristiano ucciso per l' occasione, si chiesero i più fanatici tra gli ebrei studiati da Toaff? Ecco il sangue di un nuovo Agnus Dei da consumare a scopo augurale, così da precipitare la rovina dei persecutori, maledetti seguaci di una fede falsa e bugiarda. Sangue novello, buono a vendicare i terribili gesti di disperazione - gli infanticidi, i suicidi collettivi - cui gli ebrei dell' area tedesca erano stati troppe volte costretti dall' odiosa pratica dei battesimi forzati, che la progenie d' Israele si vedeva imposti nel nome di Gesù Cristo. Oltreché questo valore sacrificale, il sangue in polvere (umano o animale) aveva per gli ebrei le più varie funzioni terapeutiche, al punto da indurli a sfidare, con il consenso dei rabbini, il divieto biblico di ingerirlo in qualsiasi forma. Secondo i dettami di una Cabbalah pratica tramandata per secoli, il sangue valeva a placare le crisi epilettiche, a stimolare il desiderio sessuale, ma principalmente serviva come potente emostatico. Conteneva le emorragie mestruali. Arrestava le epistassi nasali. Soprattutto rimarginava istantaneamente, nei neonati, la ferita della circoncisione. Da qui, nel Quattrocento, un mercato nero su entrambi i versanti delle Alpi, un andirivieni di ebrei venditori di sangue umano: con le loro borse di pelle dal fondo stagnato, e con tanto di certificazione rabbinica del prodotto, sangue kasher... Risale a vent' anni fa un libretto del compianto Piero Camporesi, Il sugo della vita (Garzanti), dedicato al simbolismo e alla magia del sangue nella civiltà materiale cristiana. Vi erano illustrati i modi in cui i cattolici italiani del Medioevo e dell' età moderna riciclarono sangue a scopi terapeutici o negromantici: come il sangue glorioso delle mistiche, da aggiungere alla polvere di crani degli impiccati, al distillato dai corpi dei suicidi, al grasso di carne umana, entro il calderone di portenti della medicina popolare. Con le loro «pasque di sangue», i fondamentalisti dell' ebraismo ashkenazita offrirono la propria interpretazione - disperata e feroce - di un analogo genere di pratiche. Ma ne pagarono un prezzo enormemente più caro. * * * Il tema del libro Esce in libreria dopodomani, giovedì 8 febbraio, il libro di Ariel Toaff «Pasque di sangue. Ebrei d' Europa e omicidi rituali» (pp. 364, 25), edito dal Mulino Il saggio affronta il tema dell' accusa, rivolta per secoli agli ebrei, di rapire e uccidere bimbi cristiani per utilizzarne il sangue nei riti pasquali * * * Il caso di Trento Nel 1745 il piccolo Simone venne trovato morto a Trento Per il suo omicidio furono giustiziati 15 ebrei Fino al 1965 Simone fu venerato come beato * * * Uno storico del giudaismo Ariel Toaff, figlio dell' ex rabbino capo di Roma Elio Toaff, insegna Storia del Medioevo e del Rinascimento presso la Bar-Ilan University in Israele Tra le sue opere edite dal Mulino: «Il vino e la carne. Una comunità ebraica nel Medioevo» (1989), «Mostri giudei. L' immaginario ebraico dal Medioevo alla prima età moderna» (1996), «Mangiare alla giudia. La cucina ebraica in Italia dal Rinascimento all' età moderna» (2000)
Luzzatto Sergio
Pagina 41
(6 febbraio 2007) - Corriere della Sera
 
La prima edizione del libro "maledetto"


DIBATTITI Lo storico ha annunciato di aver concluso la revisione del saggio. Un incontro con Cardini e Luzzatto[2]
 
Toaff, ai miei critici dico: leggete la nuova edizione di «Pasque di sangue»
 
DAL NOSTRO INVIATO CORTINA D' AMPEZZO - È possibile riparlare di un libro forte, controverso, già «lapidato» assieme all' autore, lo storico Ariel Toaff, e per questo ritirato nel volgere di pochi giorni («occorreva calmare le acque»), in un clima disteso, ragionandone senza pregiudizi? Ci hanno provato, ieri, nel salotto culturale di «CortinaIncontra», il protagonista dello scandalo editoriale dello scorso inverno, due storici - Franco Cardini e Sergio Luzzatto - e la giornalista/scrittrice Elena Loewenthal. Con un annuncio: il ritorno in libreria (attorno a fine anno) dello stesso Pasque di sangue (Il Mulino), corredato, però, di una nuova prefazione di 50 pagine, di altre note e con qualche aggiustamento del testo. L' anticipazione sarà pubblicata, in inglese, su Internet. «L' obiettivo è di rispondere alla pioggia di critiche, molte di esse formulate a priori - spiega Ariel Toaff - dei miei detrattori. Questa volta mi sono avvalso della collaborazione di tre rabbini». Ma, sia chiaro, non è prevista alcuna abiura del saggio originale. L' autore è convinto che «la ricerca della verità storica non può e non deve essere asservita a considerazioni di utilità politica e condizionata dal pericolo di strumentalizzazioni e stravolgimenti». «Mi sono prefisso - dice - di presentare gli ebrei come sono, non come dovrebbero essere. E l' ho fatto». Toaff ammette, tuttavia, che la vicenda centrale di Pasque di sangue, per sua ma anche per altrui responsabilità, ha finito con l' assumere valenza sproporzionata: un infanticidio, consumato a Trento nel 1475 - il sacrificio del cristiano Simonino, il cui corpo è stato trovato, alla vigilia della Pasqua ebraica, nell' abitazione-sinagoga di un israelita di origine tedesca - viene assunto come rituale. Con il corredo di pratiche magiche e terapeutiche, mutuate dall' uso del sangue. «Ecco che ritornano l' antisemitismo ossessivo, e le ignobili falsità, diffuse per secoli», attaccarono, numerosi, i nemici del libro. «Non si può escludere, invece - nota Franco Cardini - che, in quelle epoche, alcuni ebrei, come individui, non come gruppo, si fossero macchiati di certi delitti. Il fatto è che, dopo la tragedia della Shoah, l' accusa del sangue è diventata tabù». «Credo - aggiunge - che, nel tempo, bisognerà pure uscire da questo complesso. Ariel Toaff, ebreo, ha aperto la strada». Oggi Cardini appare più prudente negli elogi del saggio contestato, che difese a spada tratta. Dopo averlo letto tre volte, sostiene di apprezzarlo, pur denunciando qualche limite. Mentre l' autore confessa che «alcuni indicativi del suo libro, nella nuova edizione, diventeranno condizionali». Luzzatto, primo recensore entusiasta, ricorda, con vaga autocritica, di essersi fatto «incantare» dalla prosa di Toaff. Chi non cambia idea è Elena Loewenthal: la pubblicazione di Pasque di sangue è stata anche una maliziosa operazione di marketing.
Fumagalli Marisa
Pagina 41
(27 luglio 2007) - Corriere della Sera
La copertina della seconda edizione
 
CALENDARIO[3]
 
Toaff e il libro tabù
 
«Pasque di sangue e di silenzio»: sulla Stampa di venerdì scorso, un critico attento com' è Mario Baudino ha sottolineato le difficoltà in cui Ariel Toaff - storico medievista di fama internazionale - tuttora si trova, quando si tratti di discutere pubblicamente del suo volume sopra i riti pasquali degli ebrei nel Medioevo. Ritirato dal commercio nel 2007, dopo una furibonda campagna di stampa, e ripresentato mesi fa dal Mulino in una versione (più o meno) corretta, Pasque di sangue sembra essere rimasto, per la nostra cultura storica, un libro tabù. Pochi giorni fa, a Capalbio, Toaff non ha trovato sul palco neppure mezzo interlocutore pronto a dialogarne con lui. E l' organizzatore dell' evento, Gianni Aringoli, ha dichiarato di avere ricevuto «fortissime pressioni dalla Comunità (israelitica) di Roma per non organizzare il dibattito con Toaff». Se questo fosse vero, sarebbe un pessimo segnale. La storia degli ebrei in Italia ha bisogno di tutto, fuorché di nuovi appestati.
Luzzatto Sergio
Pagina 31
(31 agosto 2008) - Corriere della Sera

 
L'autore ha difeso il proprio lavoro ...
 
 
Omicidio rituale: vietato parlarne[4]
Di Domenico Savino
Missing, scomparso.
Questo il destino di Ariel Toaff, autore di Pasque di Sangue, il libro
che ha tolto il velo ad uno dei misteri più oscuri del giudaismo,
quello dell’omicidio rituale.
Ariel Toaff non esiste più.
E’ morto come intellettuale, è morto come ebreo, è morto, forse, perfino a suo padre.
Vive da qualche parte, ma la sua esistenza è già nello Sheol, la sua
fama è già circondata dall’aura immonda dell’intoccabile, del cadavere
che contamina, del traditore del popolo eletto.
Condannato all’oblio, all’odio, alla maledizione nella speranza che il
tempo e l’insipienza dei goym, larve di uomini che si sono lasciati
ridurre a «seme d’asino», lo seppelliscano nella congerie di mille
periodiche, giornalistiche, innocue sequenze di dati, informazioni,
nomi, sperando pure che lentamente svanisca nella memoria di pochi
ostinati, irriducibili cercatori di verità.
Troppo pochi, comunque, per fare male: noi, pusillus grex, stranieri
nella nostra terra, eretici dell’eresia, ultimi caparbi indagatori
della Verità.
Per il resto, invece, di lui e del suo libro Pasque di Sangue, seppure
nella edizione purgata dell’A.D. 2007, non si deve parlare.
Mai più.
Ce ne dà notizia Quotidiano Nazionale del 21 agosto in due pagine dal
titolo inequivocabile: «Boicottaggio ebreo contro Toaff» e
nell’occhiello: «Roma e Firenze: impedire i dibattiti su Pasque di
sangue».
E infatti per presentare il suo volume all’«Ultima spiaggia» di
Capalbio nel corso della settima edizione di «Uno scrittore,
un’estate», Ariel Toaff ha sudato le fatidiche sette camicie.
Prima di lui la passerella si era spalancata per i lavori di Victor
Zaslavky su Togliatti e Stalin e per «Con gli occhi dell’Islam» di
Sergio Romano.
Dopo di lui sarà la volta di Shlomo Venezia e Furio Colombo con
«Sonderkommando Aushwitz», Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella con «La
deriva» e Franco Piperno con «Lo spettacolo Cosmico».
Per Toaff invece fatica improba: proibito, «verboten».
L’organizzatore dell’evento, Gianni Aringoli, ammette: «Ho
avuto fortissime pressioni da parte della comunità ebraica di Roma per
non organizzare il dibattito con Toaff. Mi hanno detto che intendono
cancellare lo storico con il silenzio».
La lobby, dunque, ha posto il veto.
Nessuno degli altri intellettuali ebrei ha accettato di incrociare la
lama con lui: «Non voglio fare nomi – spiega Aringoli – ma erano tutti
di primo piano… Agli altri appuntamenti si fanno vedere. Mi risulta che
alcuni ebrei romani sono passati più volte in spiaggia per convincere
la gente a disertare l’appuntamento. E’ come se volessero mandare al
rogo un libro, invece di discuterlo».
Anche Franco Cardini, che in un primo tempo aveva lodato il libro di
Toaff, poi aveva dichiarato di averlo letto frettolosamente, poi si era
impegnato in un’opera di recupero dello storico, pubblicando persino un
piccolo volume sulla vicenda e che lo scorso anno si era speso a
Cortina per invitare ad una serena riflessione sul caso, alla fine pare
abbia gettato la spugna: «L’altolà – spiega Scalabrin – sembra
essergli venuto da ambienti oltranzisti della comunità ebraica locale,
secondo i quali i tempi non sono maturi per una considerazione critica
serena».
Toaff parla di estremisti che purtroppo «fanno la politica della Comunità di Roma» li bolla come «ebraismo al potere».
Poi precisa. «Io
sono contro un ebraismo fatto sempre di vittime uguali a se stesse,
contro una storia intesa come una valle di lacrime da cui non si può
mai uscire. Un ebraismo vero, fatto di errori, di conquiste, di dolori
e di coraggio, ecco quello che io cerco di far risaltare».
Insomma i «killer» culturali di Toaff sono i «professionisti
dell’antisemitismo», come li definisce Achille Scalabrin, parafrasando
Sciascia.
Ariel Toaff ha una colpa non emendabile: ha scritto che è potuto
capitare che il popolo ebreo, il «popolo vittima», la «vittima
olocaustica» della storia non era innocente.
Ha scritto che quel popolo odiava, odiava i cristiani di un odio implacabile.
Ha raccontato che sui cristiani gli ebrei riversavano maledizioni terribili e che, per vendicarsi
dell’ostinata separatezza che li aveva resi estranei alle genti tra cui
vivevano e di cui subivano le persecuzioni, avevano persino manipolato
le Scritture, inventando che Isacco fosse stato ucciso da suo padre
Abramo, per giustificare gli infanticidi da loro stesso compiuti sui
propri figli, al fine di impedirne il battesimo, salvo poi vendicarsi
sui figli dei Gentili.
Ariel Toaff ha scritto che Israele è stato a sua volta carnefice.
Ha documentato una cosa incredibile: è potuto accadere che talvolta
gruppi fanatici di giudei abbiano potuto fare del sangue altrui, specie
se cristiano, uso rituale in cerimonie in cui il cristiano era vittima
odiata, era Edom.
Ariel Toaff ha rotto il tabù, ha squarciato il velo: per questo hanno tentato di farlo ritrattare, smentire, minimizzare.
Ma lui non ha cambiato idea.
Ha coniugato alcuni verbi al condizionale, per rendere meno assertivi
taluni passaggi, ma alla fine ha confermato: «La possibilità che in
qualche caso azioni criminali, coperte da rozze messinscene rituali,
siano state effettivamente compiute da gruppi estremisti e da individui
con la mente stravolta da manie religiose e accecata dal desiderio di
vendetta nei confronti di chi era comunque considerato colpevole dei
lutti e delle tragedie sofferti dallo loro gente, non può essere
esclusa».
«E’ il sangue di Edon»»? gli ha domandato Davide Gianluca Bianchi su L’Eco di Bergamo: «Esattamente:
il sangue di Edon è il cristianesimo. Nella Bibbia è il nemico per
eccellenza del popolo ebraico e nel Medioevo simboleggia il
cristianesimo persecutore»
(1).
Ariel Toaff ha una colpa non emendabile: non ha ritrattato, non ha piegato il ginocchio.
Se ne rammaricava Susanna Nirenstein su Repubblica: «L´impressione
è che si ritenti l´operazione editoriale del tabù infranto e dello
scandalo. Ariel Toaff fa una sola vera concessione: ‘l´omicidio rituale
è e rimane uno stereotipo calunnioso» scrive nella nuova postfazione,
dopo essersi però proposto come vittima di un’autentica persecuzione da
parte di chi lo ha criticato. Ma nonostante quest’affermazione che lo
dovrebbe affrancare da qualsiasi forzatura interpretativa, ecco subito
che non esclude «azioni criminali, coperte da rozze messinscene rituali
commesse da parte di gruppi di estremisti ebrei»
(2).
Conferma Bruno Gravagnuolo che «a parte una più accurata
distinzione tra ‘mito’ e ‘rito’, recuperata dall’autore, che ammette
di averla un po’ confuso in precedenza qualche periodo ipotetico in
più, la sostanza del discorso di Toaff rimane intatta. Riassumiamola.
Primo, non sono tutte favole deliranti quelle sull’ ‘omicidio rituale’
praticato dagli ebrei nella storia d’Europa. Qualcosa di vero c’è. A
cominciare dall’uso ‘magico’ del sangue dei cristiani, praticato in
segreto da gruppi minoritari di ebrei askhenaziti, traumatizzati da
crociate, persecuzioni e conversioni forzate, nei secoli bui e oltre.
Secondo, qualcosa di vero forse ci fu nel famoso atto d’accusa contro
gli ebrei a Trento nel 1475, incolpati di aver torturato e messo a
morte il fanciullo Simone, poi divenuto icona di culto cristiano
esposta nel Duomo di Trento: San Simonino.
Terzo, le confessioni estorte con la tortura, che di quel processo e
d’altri furono l’asse, vanno prese sul serio, almeno in parte. Perché
dettagliate e simbolicamente significative, e come tali impossibili da
inventare a quel modo.
Quarto, quelle confessioni, come altre relative ai culti segreti dei
‘marrani’, sono una fonte chiave per gli storici. Proprio in ordine a
lati segreti, scaramantici ed ‘esoterici’ della vita di comunità
ebraiche minori, pressate dall’odio cristiano. Bene, tutto ciò la
‘revisione’ di Ariel Toaff, storico del Medioevo e del Rinascimento
nella Bar Ilan University in Israele (costretto, ingiustamente, a
dimettersi), conferma in pieno»
(3).
I motivi per quali il volume «Pasque di sangue» è andato incontro al
più grande «rogo mediatico» della storia contemporanea, è stato
ritirato dalle librerie nel breve volgere di quindici giorni, è stato
ripubblicato, obbligando il suo autore ad un vergognosa auto da fè ed è
stato infine seppellito nella normalizzazione del disinteresse dei
critici e dell’opinione pubblica, sono – al di là delle implicazioni
«politiche» che è stato ritenuto potesse portare con sé -
essenzialmente tre:
ha
dimostrato che presso
gli ebrei esistevano effettivamente pratiche cruente ed una diffusa
cultura eterodossa, dissolvendo in un colpo l’immagine stereotipata del
pio israelita tutto intento a scrutare i testi sacri, a recitare i
Salmi e ad attendere il Messia e il ritorno a Gerusalemme, palesando
altresì che l’ostilità verso gli ebrei da parte cristiana era perlomeno
ricambiata;
ha
reso
perlomeno imbarazzanti gli atteggiamenti di quei cattolici che in nome
del dialogo ebraico-cristiano hanno rotto con secoli di tradizione
cattolica, rimovendo frettolosamente dagli altari reliquie e statue da
sempre oggetto di devozione popolare;
ha
ribaltato
sui cattedratici l’accusa che costoro rivolgevano contro quelli che
avevano nei secoli passati, e talvolta anche di recente, sostenuto la
veridicità dell’accusa.
Con riguardo a quest’ultimo aspetto, in particolare, riuscire a
dimostrare che in effetti il contenuto delle deposizioni rese dagli
indagati nei processi per omicidio rituale corrispondeva a credenze e
pratiche in uso presso gli ebrei, ha significato demolire in un colpo
solo perlomeno tutte quelle teorie che individuavano nella psiche degli
accusatori, nella potenza e suggestione dei miti e nelle dinamiche
delle relazioni dei gruppi sociali la scaturigine di quest’accusa.
Insomma se, pur senza generalizzare – quelle pratiche erano in taluni
casi reali, visionari non erano i giudici dei processi o i Gesuiti de
La Civiltà Cattolica, che accusavano i giudei, ma i cattedratici
moderni.
Sono le loro analisi che crollano come birilli, ove si dimostri – come
ha fatto Toaff – che, a parte elementi di dettaglio, molte delle cose
pur dette sotto tortura dagli indagati nei processi per omicidio
rituale trovavano riscontro nella cultura e nella spiritualità ebraica
del tempo.
In occasione della riedizione del volume di Toaff, il Resto del
Carlino, ripercorrendo la vicenda che aveva portato al ritiro della
prima edizione, parlando della «decisione dolorosa indotta dalle
insurrezioni della comunità ebraica, dei colleghi e dalla minaccia
degli ebrei americani di tagliare i fondi alla sua università, quella
israeliana di Bar Ilan» si domandava se il significato del silenzio
degli intellettuali che l’accompagnava avrebbe preluso alla decisione
di lasciarlo sepolto nella «terra sconsacrata» destinata agli eretici,
ovvero a quella di preparare una discussione che prescindesse dalle
scomuniche
(4).
La vicenda di questi ultimi giorni ha sciolto il dubbio.
Ariel Toaff è morto alla vita civile e culturale e il suo «cadavere
intellettuale» sarà abbandonato alla corruzione di un anonimo sepolcro,
ritualmente imbiancato, per evitare che altri si possano contaminare
alla scomoda verità.
Commentando la vicenda sul resto del Carlino, Achille Scalabrin ha
detto che «non sarà affermando che il popolo prediletto è un popolo
perfetto che si potrà difendere dal razzismo antiebraico. Quanto sta
accadendo a Toaff ricorda i meccanismi tremendi dello stalinismo:
l’isolamento e la distruzione di ogni idea scomoda e di chi la
manifesta».
Anche per questo io, che all’inizio ritenevo infondata e contraddittoria quest’accusa, ho scritto "OMICIDIO RITUALE EBRAICO: storia di un'accusa", che EFFEDIEFFE ha coraggiosamente pubblicato: per spiegare che d’ora
innanzi, dopo il libro di Toaff, per quanto i censori si siano
adoperati per ricondurre la ricerca storica nell’alveo di
tranquillizzanti risultanze, sedimentate nel conformismo accademico, la
storia dell’omicidio rituale non potrà comunque più essere la stessa.
Questo è un argomento tabù ed un libro proibito, tranne per chi voglia indagare la verità.

Domenico Savino



 

1) L’Eco di
Bergamo, 8 marzo 2008, Davide Gianluca Bianchi, Dibattito sul libro di
Ariel Toaff «Pasque di sangue» – «Ho smascherato la cultura del sangue».
2) Repubblica, 21
febbraio2008, Susanna Nirenstein, «Toaff fa una sola concessione
l’omicidio rituale è uno stereotipo calunnioso».
3) L’ Unità, 24 febbraio 2008, Bruno Gravagnuolo, «Le Pasque di sangue riviste e non corrette.
4) Il resto del Carlino, 7 marzo 2008, Achille Scalabrin, «Il silenzio degli intellettuali».