Legge antirevisionista: dietro il ddl Amati lo stesso blocco di potere che difende i segreti degli anni di piombo


La senatrice Amati in conferenza contro i revisionisti

A volte, nel fluire delle notizie, accadono delle strane sovrapposizioni di informazioni, sovrapposizioni che, nella percezione comune, possono indurre delle associazioni di idee tanto imprevedibili quanto erronee.
Prendiamo il caso della ventilata legge antirevisionista: l’annuncio della sua ripresentazione si è mescolato (nei giorni 28 e 29 maggio) con la notizia della morte di Franca Rame[1], che ha dato a sua volta luogo alla rievocazione dello stupro – i cui responsabili sono rimasti impuniti – subito nel 1973 dall’attrice.
Qualcuno, chissà – sentendo la senatrice Amati, presentatrice del disegno di legge in questione, tirare in ballo Alba Dorata (nota per l’aggressività di certi suoi esponenti nei confronti delle donne)[2] – avrà persino associato lo stupro della Rame alla necessità di una legge contro i famigerati “negazionisti”!
E invece bisogna avvertire l’opinione pubblica che la realtà dei fatti è esattamente opposta a quella presentata: dietro il ddl Amati, in realtà, c’è lo stesso blocco di potere che, da decenni, fa quadrato sull’impunibilità dei misfatti compiuti nell’ambito della strategia della tensione (ivi compreso lo stupro  della Rame)!
Anche Franca Rame e suo marito Dario Fo figurano, infatti (colpendo l'attrice si volle colpire anche lui), tra le vittime di quella guerra politica[3] – guerra peraltro mai dichiarata, come ricordò a suo tempo Vincenzo Vinciguerra[4] – scatenata nel dopoguerra dalla classe dirigente italiana contro la propria stessa popolazione, ignara del prezzo di sangue ritenuto – cinicamente – necessario per conservare il potere all’interno degli equilibri di Yalta.
Rame e Fo: guarda caso, gli esponenti di maggior peso, insieme a Pier Paolo Pasolini, di quell’area – politica e culturale – che, negli anni ’70, il partito comunista “avrebbe voluto semplicemente far sparire”, come ha scritto lo storico Aldo Giannuli[5].
Ed è stata fatta sparire: anche con lo stupro della Rame, anche con l’eccidio di Pasolini!
 
Il cadavere martoriato di Pasolini
 
Fatta sparire, certo, non dal solo Pci, ma con il suo determinante consenso.
A questo proposito, mi pongo da tempo una domanda: i dirigenti (parlo, almeno, di quelli di primissimo livello) del Pci vennero a conoscenza, oppure no, dei nomi degli aguzzini di Franca Rame e di Pier Paolo Pasolini?
Prima di rispondere a questo interrogativo vorrei però segnalare un articolo, proprio su Franca Rame, scritto da un italiano ideologicamente ai suoi antipodi: il professor Maurizio Barozzi.
L’articolo è: È morta Franca Rame
http://fncrsi.altervista.org/E_morta_Franca_Rame.html
Barozzi mi sembra un fascista intellettualmente onesto, paragonabile – politicamente – a Vinciguerra: un vetero-fascista, rimasto fedele alla Repubblica di Salò, che disprezza – giustamente – i neofascisti “di servizio” (a disposizione per le operazioni sporche del regime attuale).
Cito il suo intervento, pur lodevolmente diverso da certo becerume, per far vedere quanto è difficile parlare di un personaggio complesso come la Rame senza scadere, perlomeno, in certe imprecisioni.
Scrive infatti, tra le altre cose, Barozzi:
Se a questo, aggiungiamo che stranamente non è mai stato messo in atto uno spettacolo a favore e in sostegno del popolo palestinese straziato e massacrato dai sionisti, i dubbi aumentano. Come mai, ci si chiede, due autori usi a difendere i deboli, i maltrattati, su questo problema, forse il massimo dello strazio e del genocidio contemporaneo, non si sono impegnati?
Tutto ciò non è esatto. In realtà, le prese di posizione dei coniugi Fo in favore dei palestinesi non solo ci sono state, ma attraversano un cospicuo arco temporale  (alcune sono direttamente desumibili da Internet).
Ad esempio, dall’”Archivio Franca Rame”, è disponibile in rete un testo dattiloscritto di Fo tratto dallo spettacolo “Fedayn”:
http://www.archivio.francarame.it/scheda.aspx?IDScheda=2085&IDOpera=66

Il dattiloscritto di Dario Fo

Fedayn è un testo del 1972, ma sull’impegno pro-Palestina dei due attori (e autori) emergono tracce anche molto più recenti, come la presa di posizione di Fo del 2008 alla Fiera del Libro di Torino:  
FO: rinuncio al mio libro per parlare di Palestina
http://www.francarame.it/it/node/823/18421
Un dato significativo, però, Barozzi l’ha notato: Dario Fo è uno dei pochissimi personaggi pubblici italiani che hanno denunciato il carattere “false flag” degli attentati dell’11 settembre[6].
Aspetteremmo invano analoghe prese di posizione da politici della “sinistra radicale” come Angelo Bonelli o Loredana De Petris, o sbaglio?
Ecco, anche da cose come questa si capisce non solo quanto sia stata cancellata l’area di cui parlavamo poc’anzi (al punto che gli eredi naturali, politicamente parlando, dei coniugi Fo, non osano neppure parlare di certe cose) ma anche il fatto che Rame e Fo, con tutte le critiche che si possono loro fare, rimangono figure di ben altro spessore rispetto agli attuali nani della politica (a parte il livello artistico, innegabilmente internazionale, nonostante il livore dei detrattori).

Dario Fo con Roberto Quaglia, autore de "Il mito dell'11 settembre"
 
Ritorniamo allora alla domanda lasciata in sospeso: quanto seppero, i dirigenti del Pci, sulle operazioni sporche compiute contro Franca Rame e Pier Paolo Pasolini?
Detto altrimenti: aveva accesso, oppure no, la dirigenza comunista dell’epoca a quel “circuito separato e parallelo” delle informazioni di cui ha parlato qualche anno fa il magistrato Roberto Scarpinato[7], circuito che costituisce il corollario degli eterni “misteri” italiani?
 
Ecco cosa scrive in proposito il già citato Aldo Giannuli (i grassetti sono miei):
“ … il PCI era al centro di una vasta rete di flussi informativi sia esterni (scambio informativo con partiti e servizi orientali e, a partire dagli anni Settanta, anche con alcuni servizi italiani o con grandi aziende) sia provenienti dal suo vastissimo « sistema informativo » … Inoltre, il PCI aveva presenze significative anche nella vita economica … senza contare i membri dei consigli di amministrazione di enti economici e pubblici, particolarmente numerosi dopo il 1974-75. E, fra i simpatizzanti più o meno coperti, non mancavano ufficiali dell’esercito, funzionari di ministeri, dirigenti di polizia, manager delle imprese di Stato ecc. Dunque, un sistema informativo articolato, all’interno del quale agiva un vero e proprio apparato di intelligence che, da un lato, si giovava dei molteplici flussi informativi interni e, dall’altro, godeva di numerose interlocuzioni esterne privilegiate. Dal punto di vista numerico, il « Lavoro riservato » era sicuramente più piccolo sia del SIFAR-SID che dello UAARR, ma è probabile che, dal punto di vista del valore e della ricchezza dei flussi informativi, non fosse molto al di sotto dei concorrenti statali”[8].
 
Se teniamo conto del livello non solo politico ma statale
·         Dello stupro di Franca Rame (“A confermarlo, in un'intervista a La Nostra Storia del 13 febbraio 1998, fu l'ex generale dei carabinieri Nicolò Bozzo, che disse che in occasione del sequestro e stupro di Franca Rame ci fu “una volontà molto superiore” a quella del generale Palumbo. Bozzo concluse: ”A parte le sue convinzioni politiche io ricordo che Palumbo riceveva spesso telefonate dal ministero, dal ministro. So che parlava con il ministro della Difesa e degli Interni. E' norma – proseguì l'ufficiale nel suo intervento – che un ministro della Difesa chiami un comandante di divisione. Ma secondo me un crimine del genere non nasce a livello locale. E' vero che alla notizia dello stupro ci furono manifestazioni di contentezza nella caserma”)[9].

·         E dell’omicidio di Pasolini (“A distanza di quasi 40 anni, quel verbale [relativo al ritrovamento della macchina di Pasolini] sembra riemergere attraverso una e-mail. Dopo accurate ricerche portate avanti nel tempo, tra reticenze e mezze frasi, il misterioso messaggio ci è arrivato da una fonte confidenziale (una persona vicina ad ambienti dei servizi segreti) che vuole mantenere l’anonimato … Nella e-mail, la fonte ci comunica l’esistenza del verbale, che confermerebbe il ritrovamento dell’Alfa Gr 2000 sulla Tiburtina, custodito, vi si sostiene, all’interno di un più ampio blocco documentario che riguarda l’omicidio Pasolini”)[10].

La risposta alla domanda se il PCI, all’epoca, abbia saputo – e se certi dirigenti anziani del PD odierno sappiano – è che la cosa mi sembra più che probabile.

Una foto d'epoca del senatore comunista Ugo Pecchioli

In ogni caso, ciò che è certo – e qui ritorniamo all’assunto iniziale – è che l’attuale classe dirigente italiana, quella che non vede l’ora di approvare il ddl antirevisionista (magari ricorrendo, a questo punto, a qualche decreto “balneare”) è la stessa che ha da tempo messo il tappo alla verità sulle stragi e sul terrorismo: vedi il ruolo dell’attuale presidente della Repubblica nella secretazione delle risultanze sul ritrovamento dell’archivio (irregolare) dell’Ufficio Affari Riservati nella Via Appia[11].

Napolitano in amabile conversazione con Henry Kissinger

E allora, davvero sono i revisionisti dell’Olocausto ad essere terroristi o non sono, piuttosto, terroristi (di stato) quei politicanti che li vorrebbero mettere in galera (quelli stessi che, oltretutto, non fanno una piega di fronte ad episodi di terrorismo concreto come quelli delle cosiddette rendition, i rapimenti di stato che tuttora avvengono in Italia alla faccia della “sovranità nazionale”)[12]?

Tutto ciò, ha anche un preciso riscontro geopolitico:

·         tra le varie potenze straniere che nel dopoguerra hanno fomentato, dietro le quinte, il terrorismo in Italia (sia “nero”[13] che “rosso[14]) troviamo, guarda caso, Israele

·         ed è proprio Israele che preme[15], e non da oggi, per l’introduzione, anche in Italia, della legge antirevisionista: co-firmatario del ddl in questione è infatti un ascaro dello stato ebraico come il senatore Lucio Malan[16].
 
Lucio Malan, sionista con trascorsi di "pianista"
 
Un’ultima cosa: a pensarci bene, un nesso tra “negazionismo”, diritti umani e Franca Rame c’è (anche se non certo per via del suo stupro). Qualche anno fa, anche se pochi lo sanno, la Rame mi consentì di esprimere in piena libertà le mie posizioni revisioniste sul suo blog (sia pure nello spazio commenti): la cosa andò avanti per diversi mesi (all’epoca, in nome della libertà di espressione mi toccò difendere persino un demagogo come Mario Borghezio!).
Il post di Franca Rame da me chiosato era il seguente:
[VIDEO]: IL NEONAZISMO DELLA LEGA
http://www.francarame.it/it/node/1052
Quando in precedenza ho rimarcato la diversità di spessore dei coniugi Fo rispetto ai nani della politica mi riferivo anche a episodi come questo.
Franca Rame non mi censurò neppure quando, nella foga polemica, la accusai di "veicolare una menzogna”!
Tanto per intenderci sulla differenza tra un’autentica attivista dei diritti umani come la defunta (e compianta) attrice/autrice e una, totalmente presunta, come la senatrice Amati.  

Franca Rame nel 1973
 

 
[2] Vedi il post Alba Dorata/Golden Dawn “false friend” del revisionismo: http://andreacarancini.blogspot.it/2012/06/alba-doratagolden-dawn-false-friend-del.html
 
[4] Vedi il video dell’intervista a cura di Sergio Zavoli: http://www.youtube.com/watch?v=53O7nuHDgvE
[5] Vedi il post Il PD odierno come il Pci degli anni di piombo?: http://andreacarancini.blogspot.it/2013/04/il-pd-odierno-come-il-pci-degli-anni-di.html
[6] Vedi, tra l’altro, i seguenti video:
[8] Aldo Giannuli, Come funzionano i servizi segreti, Ponte alle Grazie, 2010, pp. 86-87.
[9] Vedi l’articolo “I carabinieri ci dissero: stuprate Franca Rame”. La testimonianza: http://www.contropiano.org/news-politica/item/16927
[10] Martina Di Matteo e Simona Zecchi, “Viaggio nella notte dell’idroscalo”, in i Quaderni dell’ORA, n°8, novembre 2012, pp. 51-52.
[11] Vedi in proposito, le osservazioni del prof. Giannuli riportate nel post Lo stato italiano: stragista dei suoi cittadini e bombardatore dei vicini: http://andreacarancini.blogspot.it/2011/04/lo-stato-italiano-stragista-dei-suoi.html
[12] Vedi in proposito l’articolo Mukthar Ablyazov, la rendition di Letta e Cancellieri: http://www.giornalettismo.com/archives/967999/uno-scandalo-rendition-per-il-ministro-cancellieri/
 
[13] Vedi l’articolo L’ombra di Giuda, di Vincenzo Vinciguerra: http://avanguardia.altervista.org/ombra_di_giuda.htm
[14] Vedi la nota, disponibile su Facebook, L’ombra del Mossad, di Silvano De Prospo: https://www.facebook.com/#!/notes/silvano-de-prospo/lombra-del-mossad/344154055671078
[15] “Sempre al campo della guerra culturale appartiene l’intervento sulla storia, nelle forme più diverse, ma sempre al fine di legittimare una operazione politica. Un esempio lampante è lo scontro tra i revisionisti dell’Olocausto e alcuni Paesi islamici (come l’Iran) da una parte, e Israele e il mondo ebraico dall’altra il quale fa pressione per ottenere una legislazione penale antinegazionista”, in Aldo Giannuli, Come funzionano i servizi segreti, op. cit., p. 208.
Sul senatore Malan, vedi il profilo tracciatone da Miguel Martinez nel post Il senatore Lucio Malan e il fantastico mondo del Jerusalem Summit: http://kelebeklerblog.com/2011/02/18/il-senatore-lucio-malan-e-il-fantastico-mondo-del-jerusalem-summit/