|
Erich Priebke in servizio presso l'ambasciata tedesca di Roma |
PRIEBKE: POTEVA DISOBBEDIRE AGLI ORDINI?
(La Stanza di Montanelli del 2 luglio 1996):
Caro
Montanelli, Ho seguito la polemica tra lei e Scalfari, e ne ho apprezzato, come
dice lei, l' urbanita' . Sebbene, essendo mezzo ebreo (per parte di madre), la
cosa mi secchi un po' , debbo dichiararmi piuttosto d' accordo con lei. Pero'
avrei voluto che rispondesse anche ai suoi colleghi dell' Unita' che hanno
portato, a favore della tesi opposta, un argomento dimenticato o trascurato da
Scalfari: e cioe' che Priebke poteva disobbedire all' ordine di strage. Lei
capisce che, se questo fosse vero, come appare dalle testimonianze riportate,
le cose cambierebbero. Daniel Allegretti, Nizza (Francia)
Caro Allegretti, Sono convinto che
Scalfari ha trascurato quell' elemento non per dimenticanza, ma perche' ne
comprende tutta l' inconsistenza, anzi l' assurdita' : un' assurdita' che
emerge proprio dalle testimonianze riportate dall' Unita' , nonostante il
titolone ("Priebke poteva disobbedire") sotto cui sono raccolte. Una
e' quella del professor Battini, docente di Storia contemporanea alla Normale
di Pisa, che, da persona seria quale dev' essere, spiega come non si volle
affidare ai tribunali italiani il grande processo che si doveva tenere contro i
piu' alti responsabili delle Forze Armate tedesche in Italia, a cominciare da
Kesserling. Siamo quindi fuori tema. La seconda testimonianza e' quella del
professor Wipperman che, secondo i colleghi dell' Unita' , mi contraddice in
pieno. Infatti, stia a sentire. Alla domanda se siano esistiti casi di militari
che siano stati puniti con la morte per essersi rifiutati di uccidere dei
civili, il professore risponde: "Per un certo tempo si e' citato il caso
di un caporale Schulz che in Jugoslavia sarebbe stato fucilato insieme ai
civili ai quali si era rifiutato di sparare. Ma poi e' emerso che probabilmente
si trattava di un serbo o di un croato con l' uniforme tedesca". L'
intervistatore incalza: "Perche' un regime cosi' duro e fanatico concedeva
la possibilita' di disobbedire agli ordini?". Risposta: "E' semplice:
perche' nessuno disobbediva (cioe' la disobbedienza non veniva nemmeno
ipotizzata, n.d.r.). Non era obbligatorio andare nei reparti speciali (di cui
le SS erano l' e' lite, n.d.r.) addetti allo sterminio degli ebrei: chi ci
andava la sua scelta l' aveva fatta". E queste sarebbero le prove che
Priebke poteva disobbedire? C' e' , in quella pagina un terzo articolo, in cui
si citano casi di disobbedienza non punita. Tra i pochissimi, quelli di due
Maggiori di stanza a Trieste, Emy e Frenzel. E' vero. Ma ci si dimentica di
aggiungere che non erano SS. Appartenevano alla Wehrmacht, cioe' all' Esercito
regolare, che con le SS non volle mai aver nulla a che fare, ed anzi spesso ne
fu vittima. Ed ora sono io che domando ai colleghi dell' Unita' , che suppongo
giovani, se hanno mai letto, e perche' non riproducono lo Statuto delle SS, e
se ne conoscono il motto: "Il sangue e' il mio onore". Ecco, caro
Allegretti, la mia replica. L' ultima, perche' sempre piu' mi convinco che,
quando si accendono i roghi, e' poco igienico, e comunque del tutto inutile, cercare
di spegnerli.
Montanelli
Indro
Pagina
39
(2
luglio 1996) - Corriere della Sera