Barbara Cloro: CHI MORALIZZA I GIORNALISTI MORALIZZATORI?


CHI MORALIZZA I GIORNALISTI MORALIZZATORI?
(DI CLORO)
È un coro unanime quello degli operatori dei mass-media mainstream. "Chi insulta Bersani in questo momento difficile è un incivile". Come succede quando si insulta la Boldrini, o la Kyenge o Napolitano, o Alfano, o Renzi.
Poiché oggi è l'epoca di internet, in cui chiunque può mettersi in rete e scrivere le proprie opinioni, il potere si autotutela: manda avanti come un cingolato il concetto di 'politicamente corretto' e se non basta, dell'inciviltà e della maleducazione. I suoi agenti sono i giornalisti, stampa e tv all'unisono.
I 'toni': questi solo sembrano essere importanti, spesso (quasi sempre) a discapito dei contenuti.
Si tratta di una distrazione di massa molto sottile: l'evento censorio ne è sotteso in modo inquietante. L'Italia non è certo un modello di civiltà*, né per quel che riguarda il suo popolo né per quel che riguarda i suoi delegati pubblici, vale a dire i politici. È inutile ricordare nel dettaglio quel che la politica sta facendo alla scuola, ai beni collettivi, alla sanità, all'ambiente. Lo sappiamo tutti. Ogni giorno assistiamo impotenti a leggi finanziarie e a 'patti di stabilità' che non fanno altro che rovinare il destino di chi, con un reddito basso ovvero con nessun reddito, deve far fronte alla miseria e alla frustrazione. Se il popolo (che siamo 60 milioni e rotti) è frustrato e ha la possibilità di dirlo lo dice e ciascuno ci mette del suo, il maschilista, il razzista e il fascistello ci mettono, com'è ovvio, del loro.
Internet diventa il luogo dello sfogo, dell'insulto, della maledizione pubblica. La frustrazione popolare, giustificata o meno, prende la parola e ci va pesante in quasi ogni circostanza. È capitato a chiunque di leggere qualcuno che da' della 'troia' alla Boldrini, della 'negra' alla Kyenge (anche se poi Calderoli ha battuto in volgarità [1]qualunque teppistello da strada che  potrebbe avere la giustificazione della povertà anche intellettuale, laddove Calderoli, con lo stipendio da deputato, potrebbe pagarsi un'istitutrice che gli insegnasse la buona creanza e invece non lo fa), di 'vecchio merdoso' a Napolitano.
Da parte degli operatori mediatici, l'indignazione per questo tipo di episodi è unanime. Non si transige sull'educazione dei cittadini che scrivono su internet: 'non importa se sei un signor nessuno, scrivi su internet e ti prendi le tue responsabilità': questo è il mantra ripetuto fino alla nausea. Come se tra il politico e il cittadino comune ci fosse una dialettica tra pari e non, come c'è, un rapporto di sudditanza assoluto. L'ultimo episodio riguarda le espressioni di felicità di molti per l'aneurisma di Bersani. Stesso copione, con in più il tentativo di appioppare al M5S la stragrande maggioranza dei commenti esultanti.
Ovviamente, sui mass-media, nessuno fa mai riferimento alle cause, al dolore che devasta questo paese e che è la vera ragione di questi commenti agghiaccianti. E non lo fanno non perché s'imbarcherebbero in un'analisi molto complicata, ma perché il vero movente di queste campagne 'moralizzatrici' è tutelare la politica - intesa come fenomeno generale - dal proliferare di insulti e di critiche pesanti che impestano il WEB. Va bene dunque parlare anche con toni accorati del dibattito (finto) tra Fassina e Renzi. Ci possono stare anche degli insulti, perché no? Non va bene invece parlare di Fassina o di Renzi se uno dei due si ammala o muore. Allora no, 'dobbiamo distinguere l'uomo dalla sua funzione' prosegue il mantra di potere...
Prendiamo il caso di Bersani: come diceva mia mamma, che ne era fan e votante, 'è una brava persona'. Sicuramente uno dei meno peggio di quel che popola mediamente il parlamento. Ma insomma, se alla notizia di un suo ricovero ci sono centinaia di persone che gli augurano di spendersi in medicine quel che ha rubato agli italiani con il suo ..ehm.. lavoro, è miope e ipocrita sorvolare sulle cause del perché ciò succede. Ci si concentra sugli effetti e non sulle cause. E degli effetti se ne fa una questione di 'toni', di 'forma', di 'educazione', per passare immediatamente a mettere in discussione l''umanità' di chi scrive queste cose.
Risultato: i politici che 'umanamente' si ammalano sarebbero le vittime dei 'disumani' cittadini che li insultano proprio nei momenti difficili della loro vita. Accidenti.
L'obiettivo di queste campagne è creare indignazione e ripugnanza nella media conformista dei cittadini che 'devono imparare' a non tollerare chi questi toni li usa, a prescindere se abbia o meno delle ragioni personali e politiche per usarli.
Prendiamo la Kyenge. Chi la insulta usa spesso toni razzisti. Chi vorrebbe insultarla perché dice un sacco di stronzate non lo fa perché teme di essere inquadrato da razzista. Intanto però la insulta Calderoli, ma Calderoli è dato per scontato: feccia leghista. E  la massa conformista di gente ben educata finisce per essere più indulgente con Calderoli (perché lui tanto... si sa) che con il pirla ignorantone che scrive 'negra' su internet.
Idem la Boldrini, che quando qualcuno ha postato una foto fake in cui le veniva attribuito il fisico ignudo di una bella trentenne, ha fatto il diavolo a quattro, mobilitando per le sue paturnie la polizia postale di tutt'Italia. E tutti a darle ragione. Napolitano fa prima: fa partire subito la querela per vilipendio al capo dello stato ed è a posto. Gli insulti diminuiscono sensibilmente. Tra poco faranno una legge con cui punire il 'vilipendio al politico' di ogni partito e con qualunque carica.
Quel che voglio dire è che non possiamo pretendere che i politici restino immuni all'insulto. Sia perché gli italiani (anche grazie al loro operato) non sono questi pozzi di cultura né di civiltà[2] sia perché essi sono i responsabili - per le decisioni che prendono - del peggioramento, al limite dell'invivibile, del quotidiano dei cittadini. Ci propinano parole come 'austerità' e 'sacrifici' ormai  da decenni, parole che si concretizzano in misure - quelle sì - sempre più disumane.
Ma per i mass media i 'disumani' sono solo sempre i cittadini comuni che non portano rispetto per queste persone. Per Bersani ospedalizzato per esempio. Com'è disumano affermare di godere per il suo aneurisma...
Poi però se si legge sul giornale che Bersani è stato prontamente soccorso, tenuto in stretta osservazione e operato il giorno stesso e si pensa a qualunque dei propri parenti, magari anziani, che si sono trovati all'ospedale, beh, la media delle esperienze in tal senso non è certo paragonabile a quella che ha avuto Bersani e questo fa incavolare.
E, come ho detto in un commento sul tema, quando mi sovviene il significato del termine 'inciviltà' piuttosto che gli insulti a Bersani mi si vengono in mente certi ospedali dell'eccellenza (formigoniana) lombarda in cui mancano garze, in cui scarseggia il personale e in cui i sofferenti (mi è capitato personalmente) vengono lasciati in una barella in corridoio perché non ci sono posti in reparto.
La verità è che i cittadini insultanti i politici sono una campagna di stampa in piena regola e non si tratta per i pubblici amministratori di una campagna favorevole. E quindi gli operatori dei mass media sono chiamati al compito di stroncarla, di demonizzarla, di creare un opinione maggioritaria che a priori, se si da un titolo ad un politico, s'indigni per i 'toni'. È un modo per neutralizzare il dissenso in mancanza di una legge censoria vera e propria.
Eppure questi stessi operatori dei mass media, non si fanno grandi scrupoli quando si tratta di spacciare balle disumane in politica estera, giustificando 'missioni di pace' e quant'altro. E nemmeno quando queste balle affiorano come tali si sentono in dovere di chiedere scusa.
Però fanno i moralizzatori, prezzolati, del potere che non vuol leggere in internet grandi quantità di insulti a carico dei suoi uomini. Perché poi la campagna elettorale diventa più complicata e aumentano gli 'imprevisti'. Come il successo del 25% del M5S alle elezioni. E come potrebbe succedere per qualche altro partito, se facessero una legge elettorale (proporzionale e senza sbarramenti)che aprisse a più forze  minoritarie ma dense di contenuti, l'arena, restituendo agli italiani la possibilità di esercitare in modo democratico e civile il loro diritto di voto.
Gran parte dei bambini ha cominciato e finito la sua carriera scolastica, dalle elementari alle superiori, in regime di cambio continuo di docenti, spesso precari dato il fuggi fuggi pensionistico che s'è verificato ancor prima dell'avvento della Fornero. Accorpamenti e classi pollaio come non se n'erano mai visti nella scuola italiana hanno fatto sì che l'azione culturale si abbassasse sempre più a livello qualitativo. I politici che hanno anche solo appoggiato queste misure ne sono responsabili, questo è un  fatto.



[2] È ovvio che dopo vent'anni di tagli alla scuola, per esempio, non ci si debba lamentare se c'è un'alta percentuale di persone che non sanno collocare storicamente Hitler e Mussolini nel decennio giusto (come è stato illustrato nella trasmissione l'eredità: