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Julius Evola |
Nell’ultimo numero di SÌ
SÌ NO NO (Anno XLI, n. 16, 30 settembre 2015), c’è un articolo su Julius Evola (“Non si può essere evoliani e cattolici ma si può essere evoliani e
modernisti”) che, pur condivisibile in gran parte delle sue affermazioni,
ha un paragrafo (“Coerenza di Evola nel dopoguerra”) che inizia così:
«Bisogna, però, riconoscere, che Evola è stato uno dei pochi
intellettuali di valore … i quali dopo il crollo del regime fascista non si è
riciclato passando sul carro del vincitore, come ha fatto la maggior parte
degli intellettuali e politici … Evola è rimasto fedele a se stesso (purtroppo
nel male) semper idem, sino alla sua
morte (11 giugno 1974)».
Mi sembra che l’articolo rechi lo stile inconfondibile di don Curzio Nitoglia.
Bisogna ricordare che lo stesso don Curzio, una ventina
d’anni fa scrisse sempre su Evola un pregevole articolo su Sodalitium, intitolato “Julius Evola, uomo tradizionale o
cabalista?”, in cui faceva la seguente considerazione:
«Saper nascondere la coda [al modo del serpente biblico],
come ha fatto Guénon, è un’arte che solamente i più alti tra gli iniziati
conoscono, e non sembra essere l’arte di Evola ne l’Imperialismo …» (Imperialismo
pagano è una nota opera di Evola).
Io penso invece che Evola, almeno a partire dal dopoguerra,
abbia saputo “nascondere la coda” davvero bene se ancora viene ritenuto,
persino sulla stampa a lui ostile, come un individuo che, pur “coerente nel
male” non è passato sul carro del vincitore.
Secondo un osservatore come
Vincenzo Vinciguerra,
profondo conoscitore della destra italiana, Evola ha invece avuto la funzione
di fungere da copertura intellettuale al vero scopo della classe dirigente
missina, e cioè quello di costituire un «”ponte” fra i militari che avevano
aderito alla Repubblica sociale italiana e quelli che si erano schierati con il
Regno del Sud»
.
Così, in particolare, Vinciguerra giudica l’operato di
Evola:
«Per Evola che si vantava di non aver voluto aderire alla
Repubblica sociale italiana, l’unica autorità che contava e alla quale tutti di
dovevano sottomettersi era quella dello Stato, anche uno Stato “vuoto” come
questo».
Personalmente, concordo con questo giudizio ma vorrei
aggiungere qualcosa di più: la mia impressione è che il ruolo di pontiere, di
traghettatore, che uomini come Almirante e Michelini svolsero a livello
politico e Junio Valerio Borghese svolse a livello militare, Evola lo svolse a livello
esoterico.
È possibile cioè che Evola traghettò fascisti giovani e meno
giovani dalle organizzazioni iniziatiche e/o tradizionaliste in auge nel
ventennio a certe organizzazioni iniziatiche gradite ai paesi alleati?
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Il corpus della Golden Dawn pubblicato dalle Edizioni Mediterranee |
Mi limito a porre questa impressione come ipotesi, in punta
di domanda, ma è certo che i fatti in tal senso che si possono addurre fanno
una certa impressione.
Provo ad elencarne qualcuno.
- Evola, nelle opere scritte nel dopoguerra, ha
ripetutamente elogiato un satanista come Aleister
Crowley (a cominciare da un libro come la “Metafisica del sesso”),
qualificandolo addirittura, insieme al mago russo Gurdjieff, dell’appellativo di “maestro”, quel Crowley che è poi
risultato essere sul libro paga dei servizi inglesi (Fonte: Giorgio Galli, Intervista sul nazismo magico, Lindau
2010).
- È noto come la casa di Evola a Roma, a Corso
Vittorio Emanuele, sia stata nel dopoguerra meta di pellegrinaggio per tanti
neofascisti, soprattutto giovani; tra questi, negli anni ’60, troviamo Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco: ebbene, ritroveremo
proprio costoro, qualche lustro più avanti, nelle vesti di curatori
dell’edizione italiana del corpus dottrinale completo (almeno, a livello
ufficiale) della Golden Dawn.
Ora, come ho già detto altrove, non è pensabile che un’organizzazione
iniziatica elitaria (e fanatica) come la Golden Dawn affidi la cura dei propri
testi dottrinali a dei meri profani, che non abbiano “qualifiche iniziatiche”
o, almeno, che non condividano la visione del mondo di tale sodalizio.
-
Ritroviamo i medesimi De Turris e Fusco quali
curatori del “romanzo iniziatico” La
figlia della luna del predetto Crowley, e tutto ciò per le edizioni
Arktos del conte Oggero di Carmagnola.
- Attualmente, Gianfranco De Turris riveste le
cariche di consulente delle Edizioni Mediterranee di Roma (quelle che hanno pubblicato il corpus della Golden Dawn) ,
nonché di segretario della Fondazione Evola.
- Va attentamente soppesato il ruolo di Evola quale
“maestro segreto” del ’68 (la definizione è proprio di Gianfranco De Turris).
Nel 1969 recensisce entusiasticamente, sulla rivista L’Italiano (di Pino Romualdi) il libro Sesso e civiltà del sociologo Luigi
De Marchi.
Sempre in quegli anni, esce una sua lunga intervista sull’erotismo sulla
rivista “per soli uomini” Playmen (l’intervista
è a cura di uno dei giornalisti italiani dell’epoca più interni ai servizi segreti:
Enrico De Boccard).
Sempre sulla medesima rivista, fa pubblicare lunghi estratti del suo libro Cavalcare la tigre (nel quale
suggerisce, addirittura, sia pure a certe condizioni, l’utilizzo di certe
droghe).
- È curioso come questi interventi di Evola
avvengano con una tempistica perfetta rispetto al varo della “Operazione Caos”
della Cia in Europa, che aveva come scopo non solo l’infiltrazione dei
movimenti pacifisti o comunque di opposizione all’ordine americano ma anche la
loro neutralizzazione mediante la diffusione delle droghe e di stili di vita
“dissolventi”.
- Come è curiosa la sincronia tra la predetta "Operazione Caos" e la riscoperta mediatica di Crowley, avvenuta, almeno in Italia, anche grazie a Evola. A vent'anni dalla morte (avvenuta nel 1947) e grazie all'azione di registi come Kenneth Anger, ma soprattutto di divi del rock come David Bowie, Mick Jagger e Jimmy Page, che se ne professano ammiratori e/o seguaci, Crowley diventa una star. Finisce addirittura sulla celeberrima copertina del disco dei Beatles, Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. Evola coglie la palla al balzo e, nel 1971, pubblica una nuova edizione di Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo con un nuovo capitolo dedicato proprio a Crowley, in cui, come detto, ne parla in termini ammirativi. Forse, oltre che di "maestro segreto del '68", bisognerebbe parlare di provocatore e di inquinatore delle istanze (alcune delle quali certamente legittime) emerse in quegli anni.
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Evola con Gianfranco De Turris |
Due considerazioni a margine di quanto detto: ricordiamo che
la predetta Golden Dawn ha un ordine interno (
Mons.
Ernest Jouin avrebbe detto: la “retrologgia”),
denominato “
Ordine della Rosa Rossa e
della Croce d’Oro”, che, secondo l’avvocato
Paolo Franceschetti,
noto studioso di massoneria, è responsabile
di un numero impressionante di
omicidi. Franceschetti ha recentemente pubblicato tre volumi sui suoi studi
al riguardo
, ed è
stato anche ospitato in Senato
.
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Emblema della Golden Dawn |
Il conte
Giovanni
Oggero di Carmagnola, defunto
animatore delle Edizioni Arktos, è conosciuto anche come il caposcuola italiano
del cosiddetto “islamo-fascismo”. Questo non gli ha impedito di pubblicare
testi da cui traspare la sua simpatia per l’occultismo anglosassone. Che anche
l’islamo-fascismo italiano abbia una (occulta) origine anglosassone, come il
più noto estremismo salafita (origine più volte evidenziata dai più avveduti
osservatori)
?
Da ultimo, non posso fare a meno di notare un'altra cosa,
parimenti non notata di Evola: il suo tipico mix, fatto di nichilismo morale e
conservatorismo politico, non è anche il mix di certi celebri filosofi
neoconservatori americani, a cominciare da
Leo
Strauss? In altre parole, il titolo
del vecchio articolo di Don Nitoglia, Julius Evola, uomo tradizionale o
cabalista, pur non scorretto, non andrebbe forse precisato in Julius Evola,
filosofo tradizionalista o neoconservatore?
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Leo Strauss |